Opporre mani tese alle armi
Karol Wojtyla fu un infaticabile sostenitore della pace e del dialogo. Tratto da I giorni del silenzio di Città nuova, riportiamo uno dei suoi messaggi del 2005
Chi sia stato Giovanni Paolo II per il nostro secolo, può renderlo felicemente quella folla oceanica che sta invadendo tutti gli angoli di Roma nei giorni della beatificazione. L’ultimo anno di pontificato, poi, è stato particolarmente intenso in termini di testimonianza, o come dice la curatrice per Città nuova de I giorni del silenzio. L’eredità di un grande papa, Lucia Velardi, «un vero e proprio testamento spirituale, lasciato in eredità a ogni donna e ogni uomo disposti ad accoglierlo».
E alle parole di questo libro della collana Meditazioni vogliamo lasciar raccontare l’eredità dell’ultimo anno di pontificato di papa Wojtyla, quando al vigore fisico sopperiva con lo sguardo.Riportiamo di seguito il discorso pronuncito il 10 gennaio 2005 al corpo diplomatico accreditato presso la Santa sede.
«Bene sommo, che condiziona il raggiungimento di tanti altri beni essenziali, la pace è il sogno di tutte le geneazioni. Ma quante sono, quante continuano ad essere le guerre e i conflitti armati – tra Stati, tra etnie, tra popoli e gruppi viventi in uno stesso territorio statale – che da un estremo all’altro del globo causano innumerevoli vittime innocenti e sono fonti di tanti altri mali!
«Il nostro pensiero va spontaneamente a diversi Paesi del Medio Oriente, dell’Africa, dell’Asia, dell’America Latina, in cui il ricorso alle armi e alla violenza, mentre reca danni materiali incalcolabili, fomenta l’odio ed accresce cause di discordia, rendendo sempre più difficile la ricerca e il raggiungimento di soluzioni capaci di conciliare i legittimi interessi di tutte le parti coinvolte.
«A tali tragici mali si aggiunge il fenomeno crudele e disumano del terrorismo, flagello che ha raggiunto una dimensione planetaria ignota alle precedenti generazioni. Come vincere contro tali mali la grande sfida della pace? … Continuerò ad intervenire, per indicare le vie della pace ed invitare a percorrerle con coraggio e pazienza: alla prepotenza si deve opporre la ragione, al confronto della forza il confronto del dialogo, alle armi puntate la mano tesa: al male il bene»