Operaie
Leslie T. Chang - Adelphi
La metamorfosi del sistema economico in Cina ha messo in movimento negli ultimi anni circa 130 milioni di lavoratori migranti. Nelle grandi metropoli come Pechino e Shanghai un quarto della popolazione è composta da lavoratori migranti. Nelle città industriali della Cina meridionale essi sono la struttura portante di quelle catene di montaggio che mandano avanti l’economia e l’esportazione del Paese.
Questo popolo migrante cerca lavoro nelle fabbriche, nei ristoranti, nelle imprese edili, nelle imprese di servizi, nei bordelli, nella raccolta dei rifiuti. I numeri non ingannano: siamo di fronte alla più grande migrazione (silenziosa) della storia dell’umanità, tre volte il numero degli emigrati partiti dall’Europa verso l’America nel corso di un secolo.
Un dettaglio aggiunge interesse a questo dato: un terzo di questi migranti sono donne. Si tratta di giovani ragazze in particolare, che si distinguono per una grande capacità di fare carriera passando da una fabbrica all’altra, prima come operaie semplici, poi impiegate in grado di mandare soldi a casa, di comprare cellulari e vestiti, e magari in breve tempo abili a raggiungere ruoli di comando.
Sono proprio alcune di queste ragazze le protagoniste del libro di Leslie Chang, americana di nascita e cinese di origine, corrispondente del Wall Street Journal a Pechino; ragazze disposte per un posto di lavoro sicuro in fabbrica a rinunciare all’amicizia, all’amore, ad una casa, ad una famiglia. La Chang le osserva da vicino, ce ne racconta la vita, la giornata in fabbrica, i sogni e il venir meno d’ogni sogno, le fatiche e rimpianti, la profonda e insanabile solitudine.
Un reportage serio e approfondito, bello come un romanzo, fondamentale per comprendere come stia cambiando la Cina, ingranaggio economico di straordinaria potenza disposto però a sacrificare il valore della persona per concedersi la brezza di un po’ di benessere.