Ong e migranti
Difficile dire quali siano le effettive intenzioni che hanno spinto Zuccaro a parlare con la stampa, sia prima che dopo l’audizione in Senato dello scorso mese di marzo dinanzi alla Comitato parlamentare di controllo sull’attuazione dell’accordo Shengen, diffondendo sconcerto e indignazione riguardo al ruolo delle Ong nelle operazioni di salvataggio nel Mediterraneo.
Un fatto è certo: adesso tutti siamo in attesa del verdetto: le Ong sono colpevoli o innocenti?
La questione si è accesa in coincidenza di fatti politici di tutto rispetto: le primarie Pd (precedute da lungo dibattito), le elezioni presidenziali in Francia, l’avvio alla conclusione del processo romano di mafia capitale (che ha anche una “costola” catanese), l’avvicinarsi delle elezioni amministrative (regione Sicilia inclusa).
E forse su queste vicende sta avendo anche un suo peso.
In ogni caso è molto difficile dare una interpretazione a ciò che accade, perché in tutta la vicenda non c’è nulla di limpido, di trasparente. Il modo di esprimersi di Zuccaro, profondamente siciliano nel senso di dire senza dire, i commenti dei politici, i titoli sui giornali e i salotti in tivù, le informazioni sbagliate sul fenomeno migratorio: un caos mediatico che distoglie lo sguardo da tutto ciò – ed è molto importante – che avviene ai migranti prima della traversata del Mediterraneo.
Alcune Ong si sono difese argomentando su questo punto, assolutamente condivisibile: concentrare l’attenzione generale sullo svolgimento delle operazioni di salvataggio e accusare coloro che salvano, impedisce di guardare ai salvati (e ai morti, i non-salvati). Impedisce di guardare – con ampia prospettiva – alle politiche europee in tema di pace e di guerra carenti e fallimentari (in Africa, in Siria, Iraq, ecc.), al commercio di armi dall’Italia verso i luoghi di guerra, alle politiche europee in tema di immigrazione.
Secondo alcuni – questo è il punto – l’Europa sta pagando il prezzo della lettura sbagliata del grande fenomeno migratorio degli ultimi anni che non è riuscita a capire e a cogliere nella sua portata, registrando ora il fallimento delle iniziative messe in campo da tempo. Invece sarebbe importante iniziare ad ammettere che il disastro europeo a cui stiamo assistendo (in tema di immigrazione) è stato studiato e fortemente voluto. Frutto di strategie di persone cattive (sembra un termine infantile ma non lo è affatto), prive di storia personale e già povere di futuro.
Se ci mettiamo in questa lucida prospettiva, forse troviamo la forza giusta per reclamare una decisiva inversione di rotta, con altra gente (appena torneremo a votare). Più pace, più corridoi umanitari, più solidarietà tra le persone e tra i popoli.