Omicidio Loris, c’era un complice?
Granitica. Non ha ceduto di un millimetro. Non ha arretrato di fronte alle accuse pesanti che le venivano mosse. Così è apparsa Veronica Panarello davanti ai magistrati che l’hanno interrogata in questi giorni, dopo il fermo per l’omicidio del suo bambino, Loris Stival, trovato cadavere in un canalone di contrada Mulino Vecchio, a Santa Croce Camerina.
Un delitto orrendo, di cui Veronica, la giovane madre di 25 anni, viene ritenuta responsabile: «al di là di ogni ragionevole dubbio» affermano gli inquirenti. Ed i magistrati, finora, hanno confermato interamente le ipotesi che sono emerse dal lavoro certosino di indagini avviato da polizia e carabinieri. Veronica, quella mattina, non avrebbe lasciato il figlio a scuola: il bambino sarebbe invece sceso dall’auto e si sarebbe diretto verso la casa. La madre avrebbe accompagnato alla ludoteca il bambino più piccolo e poi sarebbe rientrata verso casa dove sarebbe rimasta 36 minuti: i 36 minuti nel corso dei quali, secondo gli investigatori, Veronica avrebbe ucciso il suo bambino. Da sola o con un complice. Finora, dalle indagini, non è emersa la presenza di un’altra persona accanto a lei, ma i sospetti che qualcuno possa esserci rimangono. Fondati. Perché le modalità con cui è stato ucciso il bambino (mani legate con una fascetta, strangolamento con lo stesso tipo di fascette, trasporto ed abbandono del corpo, forse in quel momento ancora agonizzante, in un canalone a due chilometri da casa), indurrebbero a pensare che Veronica non possa aver fatto tutto da sola.
Chiusa nel suo dolore, la famiglia di Davide Stival, il marito di Veronica e papà di Loris, per ora, non parla. Solo poche parole, rubate dai cronisti, in pochi attimi sul luogo del delitto o dietro un citofono. «Se è stata lei mi crolla il mondo addosso», avrebbe detto Davide dopo l’interrogatorio dell’8 dicembre in Procura, concluso, poco dopo la mezzanotte, con il fermo di indiziato di delitto, in attesa della convalida del Gip.
«Chiunque sia stato, deve pagare. Non si può perdonare un delitto così», ha aggiunto la madre, Pinuccia Aprile. L’immagine della donna ha fatto il giro dell’Italia: è lei a sorreggere la nuora Veronica nei terribili giorni in cui la donna è stata condotta in Questura per gli accertamenti e per gli interrogatori: lei da un lato, il figlio Davide dall’altra. Erano lì, a sostenere Veronica. Poi sembrano essersi arresi di fronte alle mille contraddizioni del racconto della donna. Ma non ci credono ancora e attendono che qualcosa di diverso possa emergere dalle indagini. Davide, insieme al figlioletto, che compirà tre anni tra tre giorni, ha intanto lasciato la sua casa e si è trasferito in quella della madre. «Ha bisogno di serenità, di stare tranquillo», spiegano i parenti che difendono la casa dalle continue richieste dei cronisti.
La cittadina di Santa Croce Camerina vive attonita quanto sta accadendo. Dapprima si pensa all’orco, poi, via via che passano le ore ed i giorni, la pista porta sempre di più in direzione di Veronica. Sono le immagini delle telecamere di videosorveglianza ad incastrarla. Qualcuno esita a crederci, poi tanti si arrendono all’evidenza. Come ha fatto Davide.
Ora, nella scuola di Loris, arrivano gli psicologi dell’Asp e gli esperti di Telefono Azzurro. Incontrano i docenti, i genitori ed i ragazzi. Ai bambini bisogna spiegare come può accadere che una madre uccida il suo bambino. Ma bisogna, al contempo, attendere la verità e non affrettare sentenze. La preside, Giovanna Campo, sta cercando di coordinare il loro lavoro e di proteggere i più piccoli. La comunità, ora, attende il giorno del funerale. Sarà l’ultimo momento per stringersi attorno a Loris.