Omaggio ai bambini
Compie 50 anni la Dichiarazione dei diritti del fanciullo approvata dall'Assemblea generale delle Nazioni unite. Molto rimane da fare a favore dell'infanzia a livello mondiale.
Navigando sui siti delle testate più lette nel nostro Paese al primo posto nelle home page di oggi troviamo dappertutto la notizia del ritrovamento del corpo carbonizzato del trans Brenda implicato nella vicenda Marrazzo; seguono in vario ordine l’estradizione del brigatista Battisti, le nomine europee, il caso Emanuela Orlandi…
Ripercorro le pagine d’apertura dei siti appena visitati, perché, mi dico, sicuramente la notizia che cerco mi è solo sfuggita, non può essere scomparsa dal panorama informativo. E invece, anche sulla carta stampata, non si trova traccia della Dichiarazione dei diritti del fanciullo che oggi compie 50 anni dall’approvazione e 20 dalla revisione.
Qualcuno invece se n’è ricordato. Una multinazionale, molto presente anche in Italia, lancia sul suo sito un invito: «Festeggiamo insieme. Venerdì 20 novembre vieni in negozio con il tuo bambino per festeggiare con noi la “Giornata internazionale del bambino”, abbiamo pensato a tante promozioni ed organizzato tante attività». E parla di sconti su alcuni articoli per bambini, speciale intrattenimento per la famiglia, attività ludiche, menu bimbi gratis. Qualche centesimo di solidarietà? Manco a parlarne.
Come mai questa dimenticanza generale? Eppure stiamo parlando del 28 per cento della popolazione mondiale che risulta costituita appunto da bambini di età inferiore ai 15 anni anche se inegualmente ripartiti: dal 43 per cento della popolazione in Africa al 18 per cento di quella europea. I dati non sono certo incoraggianti, anche se da più parti si indicano risultati raggiunti in questi 20 anni sul piano della salute, dell’istruzione, delle aspettative di vita, del modo stesso di percepire i diritti dei fanciulli. Di fatto la situazione mondiale rimane per lo più drammatica. Lo prova il fatto che un bambino su quattro è malnutrito; 72 milioni sono i bambini che non vanno a scuola e 9 milioni quelli che muoiono ogni anno; 15 milioni sono gli orfani a causa dell’aids; più di 215 milioni trascorrono la loro infanzia lavorando.
Se analizzassimo uno per uno i dieci principi della Dichiarazione dei diritti del fanciullo, troveremmo che per ciascuno permangono delle attese deluse o quantomeno ancora da soddisfare appieno. E certo a noi italiani e occidentali in genere viene da pensare che i diritti non rispettati riguardino quelli dei bambini dei paesi in via di sviluppo. Ma siamo sicuri che ai nostri bambini che vanno a scuola, mangiano, sono curati, giocano… sono garantiti tutti i diritti?
Recita ad esempio il sesto principio della Dichiarazione: «Il fanciullo, per lo sviluppo armonioso della sua personalità, ha bisogno di amore e di comprensione. Egli deve, per quanto è possibile, crescere sotto le cure e la responsabilità dei genitori e, in ogni caso, in atmosfera d’affetto e di sicurezza materiale e morale. La società e i poteri pubblici hanno il dovere di aver cura particolare dei fanciulli senza famiglia o di quelli che non hanno sufficienti mezzi di sussistenza. È desiderabile che alle famiglie numerose siano concessi sussidi statali o altre provvidenze per il mantenimento dei figli». Ci sentiamo ancora con la coscienza a posto?
Pensiamo allora, e non solo oggi, ai bambini, a quelli di casa nostra, dei parenti, del vicino e a quelli geograficamente lontani che lottano per la sopravvivenza mentre i nostri combattono l’obesità.
In allegato: un intervento di mons. Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio consiglio per gli operatori sanitari su: “L’infanzia nel mondo: problemi di salute”.