Omaggio a Pasolini
Suscita una miriade di immagini, di rimandi letterari e visivi, di voci poetiche, di luoghi e di spazi dell’anima, di personaggi e volti, questo omaggio a Pier Paolo Pasolini che Monica Casadei, con la sua compagnia Artemis Danza, ha imbastito nel centenario della nascita dello scrittore e regista. Sono suggestioni attinte dalla memoria e dalla storia di Pasolini, e che l’immaginario della coreografa trasforma in uno stratificato e multiforme spettacolo.
Pasolini – Fuochi segreti si sviluppa per quadri, con un susseguirsi di sequenze coreografiche nutrite di citazioni, di musiche colte e popolari – da Bach, a Gabriella Ferri, a Modugno –, di visioni cinematografiche e pittoriche, dentro un universo pasoliniano che ha come focus la madre dello scrittore di Casarsa. La sua presenza ritorna nei primi piani dei frame del film Il Vangelo secondo Matteo; aleggia nella danza corale e in momenti di più intime posture; e si afferma struggente nella poesia Supplica a mia madre – «Ho un’infinita fame d’amore/dell’amore di corpi senza anima/Perché l’anima è in te, sei tu, ma tu sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù» – che ascoltiamo da una voce fuoricampo.
A restituire i volti delle altre donne amate da Pier Paolo – Maria Callas, Laura Betti, Silvana Mangano -, sono le proiezioni video rielaborate graficamente da Fabio Fiandrini, mentre altre scene estratte dalla filmografia pasoliniana – riconoscibili Accattone, La Terra vista dalla Luna, Medea, La ricotta, e solo voci off da Mamma Roma o Uccellacci, uccellini – che scorrono sul fondale, cercano il dialogo con i movimenti dei corpi in scena, nel loro comporsi dolenti o gioiosi, violenti o teneri, o di gesti tesi a ricordare scene dai film.
Con continui cambi di costumi, i danzatori creano coreografici tableaux vivant – la passione calcistica, i confronti, gli scontri, le notti romane, le borgate – dove trovano posto rimandi scultorei e pittorici – diverse pose da Deposizioni – di quella religiosità di cui è intriso il mondo artistico di Pasolini.
Si respira la solitudine del poeta in quella malinconica figura che più volte attraversa la scena trascinando, legate ad una corda, un paio di scarpe, degli indumenti e dei libri; per finire in una ballata corale tra vivaci indumenti accumulati, buttati in aria, infine deposti sulle braccia di un solo interprete che, immobile, e osservato a distanza da tutti, regge quel fardello. Leggero e pesante. Come lo è stata la vita di Pier Paolo. E le bellissime parole di Modugno della canzone Che cosa sono le nuvole?, suggellano il suo “folle amore” per la madre.
Lo spettacolo, che ha girato molte città del mondo – Los Angeles, San Francisco, Minneapolis, Chicago, Addis Abeba, Budapest, New Delhi, Istanbul – e in Italia, è stato in scena, ad agosto, nella versione estiva, a Piazza Armerina (En) e a Terrasini (Pa).
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