Omaggio a Britten

Per i cent'anni della nascita del compositore inglese, l'Accademia nazionale di Santa Cecilia a Roma ha presentato l'opera lirica Peter Grimes in forma di concerto
Peter Grimes di Britten all'Accademia di Santa Cecilia a Roma

A cent’anni dalla nascita del maggior compositore inglese del secolo e di uno dei massimi del Novecento, l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia ha eseguito, in forma di concerto, il Peter Grimes. Diciamo subito: eseguire un’opera lirica in forma concertistica ha i suoi pro e i suoi contro. Se da un lato permette la concentrazione sulla parte strettamente vocale e strumentale, dall’altro è mancante di quella zona visiva e drammatica, di “azione”, indispensabile al Teatro in musica quale è quella che normalmente si chiama opera lirica.

Ciò è stato particolarmente evidente nell’opera di Britten, in cui il fascino di un discorso musicale intessuto di sonorità marittime, di ambienti fumosi, di contrasti drammatici e di momenti buffi, oltre che di splendidi squarci orchestrali – gli “interludi” – avrebbe avuto bisogno di venire visto e recitato su di un palcoscenico reale, piuttosto che di venire soltanto mimato, da una pur valida compagnia di canto, in cui l’ex astro belcantista Gregory Kunde recitava molto bene la parte del protagonista.

La storia del pescatore e della gente del suo villaggio, in Inghilterra nel 1830, accusato di uccidere i suoi giovani mozzi – realtà o semplice sospetto? – è affascinante perché racconta il dissidio tra ciò che appare e ciò che è vero, la follia dell’emarginazione voluta (Grimes vive, solo, in riva al mare) o costretta dalle convenienze sociali a cui uno non si adegua. Per tutti e tre gli atti dell’opera si resta nella sospensione di qualcosa di terribile che pur dovrà accadere. La morte è dietro l’angolo, la gioia e l’amore sono molto fragili in chi si sente un "diverso”.

La musica di questo lavoro è molto bella, tonale certamente, con inflessioni eclettiche (Britten è un assimilatore formidabile di stili differenti, unificati dalla sua  vena drammatico-melodica), che nulla tolgono all’originalità delle sua fantasia, dal gusto per colori ora tenui, ora fantastici, ora prepotenti. L’orchestra è da sola un mondo immenso, un mare che sta sempre sul punto di ribollire.

Antonio Pappano, scegliendo questo lavoro per inaugurare la stagione  2013-14, si è dimostrato un direttore entusiasta, preciso, trascinante, di grande vocazione non solo sinfonica ma operistica, attentissimo alla compagnia di canto, al coro  musicalissimo, e ai colori – in “technicolor” – della smagliante partitura. Ci son stati momenti dove pareva di avere l’oceano in sala, altri di pura elegia, ed altri di pizzicante spiritosaggine.

Lo spirito di Britten si è fatto sentire.

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