Oltre un milione di auguri per il beato Karol

La pioggia prevista si trasforma in una giornata di sole. Pellegrini da tutto il mondo affollano piazza San Pietro e dintorni. Un tripudio di colori, bandiere, volti per un uomo che ha ridato speranza all’umanità  
giovanni paolo II

Le previsioni erano plumbee. Alle 7 del mattino fa freddo. Il cielo è coperto in piazza San Pietro che continua a riempiersi di pellegrini per la beatificazione di Giovanni Paolo II. Visti dall’alto del Braccio di Carlo Magno sembrano fiumi in piena che trasportano gente di tutto il mondo. Si ha l’impressione che non arriveranno mai. Prevalgono il rosso e il bianco: i colori della Polonia.

 

Ci sono pure gli stendardi di Solidarnosc e una bandiera verticale in campo bianco sospesa nell’aria sostenuta solo da dei palloncini rossi con la scritta rossa “Deo gratias”. Volteggia leggera per ore sulla piazza alle 8 del mattino ormai gremita di gente, quando un vento leggero se la porta via. L’afflusso è ordinato e costante, ma ad un certo punto viene mandato via radio l’ordine di fermare i pellegrini.

 

Ogni via nel raggio di 500 metri da Piazza San Pietro è satura. La fermata della metro di Ottaviano per qualche ora viene chiusa. I pellegrini vengono diretti verso la Basilica di San Giovanni, San Paolo e piazza del’Esquilino da dove potranno seguire la cerimonia dai maxi schermi. Qualcuno in fila desiste e segue la diretta televisiva tramite i-phone. Alle 8 e 20 escono in fila dalla basilica un migliaio di sacerdoti che prendono posto con le loro tuniche bianche davanti al sagrato Il tempo sembra reggere e alle 8 e 45 spunta un timido solo dietro un cielo velato. In pazza è già festa. Uno sventolio di bandiere e di colori. Riconosco l’Argentina, gli Stati Uniti, il Brasile, la Francia, il Cile, la Spagna, la Germania, la Romania, la Colombia e la Grecia. Oltre, naturalmente, la Polonia e l’Italia, la prima e la seconda patria di Giovanni Paolo II.

 

Mentre scoccano le nove si incominciano ad intonare i canti, la pazza si scalda anche per il sole che ora perde ogni timidezza. Nel cielo tre elicotteri della polizia volteggiano rumorosi. Da una telecamera posta su uno di essi provengono le belle immagini di Roma per la diretta su Raiuno per la regia di Marco Aleotti. Non si arriva alla folla registrata dopo la morte di Giovanni Paolo II, ma la questura fornisce i suoi numeri: oltre un milione di pellegrini presenti.

 

Alle 9 e 40 entra il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e Silvio Berlusconi stringe le mani a tutti, anche a Fini. Poco dopo le 10 entra il papa accolto calorosamente. Chiudono la fila di una lunga schiera di berretti rossi, i cardinali Bertone e Sodano. La lettura di una breve biografia di Giovanni Paolo II è interrotta da frequenti applausi. C’è un tifo da stadio appena viene conclusa la formula di beatificazione. Urla, cori, applausi, sventolio di bandiere. Alle 10 e 30 il sole è ormai caldo e gli ombrelli portati per la pioggia si usano per ripararsi dal sole: nella piazza se ne vedono di tanti colori: neri, blu, marroni e gialli. Dopo due ore di intensa cerimonia il deflusso si snoda ordinato.

 

Il tunnel di via Porta Cavalleggeri è ricolmo di gente di tutto il mondo: suore dal vestito color amaranto, sacerdoti con la camicia sbottonata per il caldo, ragazze con fasce colorate azzurre e gialle in testa alla ricerca di indicazioni, un crogiolo di lingue, pellegrini francesi che cercano di farsi capire dalla polizia, boy-scout con la camicia marrone che orientano le file. Quel tunnel ricolmo di gente mi sembrava il simbolo di Giovanni Paolo II. Chiamato sul soglio pontificio nel 1978, in un momento di crisi per la Chiesa ha riaperto la strada della speranza. Una luce in fondo al tunnel per tutti gli uomini del mondo.

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