Oltre il neorealismo

Articolo

La casa editrice Interlinea di Novara segue da anni con attenzione gli scenari letterari italiani, entrando nel vivo di certi dibattiti e presentando autori significativi della nostra letteratura. L’ultimo suo volume della collana Saggi e testi è dedicato a Gino Montesanto. Curato dal critico padovano Giuseppe Zamarin( 1), che ha seguito in questi ultimi decenni la vicenda artistico-letteraria di Montesanto con passione, è un libro bene articolato che assomma in sé un’intervista all’autore, un acuto profilo biografico-letterario e un’analisi dettagliata dei singoli romanzi. Infine frammenti dell’epistolario e una serie di interventi critici. Zamarin, nella sua ricerca, ci fa conoscere prima l’uomo e poi la sua arte. In tal senso il libro risulta originale e si discosta dai saggi critici solitamente rivolti agli addetti ai lavori. L’autore vuole che il lettore, fin dalle prime pagine, incontri un personaggio vivo che parli al cuore e alla mente e sia, successivamente, stimolato ad un incontro con le opere, che rappresentano sempre per Montesanto un’esperienza, una necessità interiore. C’è un pensiero dello scrittore che Zamarin riporta in apertura e che traccia le coordinate lungo le quale il suo lavoro si sviluppa: La trasparenza del mondo non ci sarà mai completa, perché altrimenti non avrebbe significato la condizione umana, non avremmo più perché da porci. Ma che si miri a tale irraggiungibile trasparenza è anche nella nostra natura. Il mistero, voglio dire, resta: il mistero non è mito, è realtà con cui continueremo a misurarci finché avremo vita. E lo scrittore, che è poeta, più del filosofo è consapevole di tale realtà. Egli procede non tanto per speculazione logica, quanto per intuizione, per accostamenti improvvisi, e giunge, si sa, a illuminazioni precluse agli altri uomini. Lo scrittore, perciò, sarà non solo testimone e interprete del mondo in cui vive, ma, se veramente tale, anche precorritore, intuitore del futuro, delle nuove dimensioni psicologiche che l’uomo acquisterà. Affiorano in tutto il libro le domande esistenziali che i vari personaggi di Montesanto si pongono nella problematicità dell’esistenza: il senso della giustizia, lo scontro tra le ideologie, la tentazione del potere in campo laico e religioso, il senso del dialogo tra le generazioni, la solidarietà sociale, la degenerazione politica, lo smarrimento spirituale. Sono i problemi del dolore e della morte, della scelta e della coerenza, dell’amore e della solidarietà presenti col loro seguito di conflittualità nella vita di ogni giorno. Dopo aver tratteggiato il conflitto ideologico tra destra e sinistra durante l’ultimo conflitto mondiale (Cielo chiuso, 1956), Montesanto è passato a descrivere la degenerazione della politica italiana (La cupola, 1966), il soffocamento della dimensione spirituale nei paesi dell’Est (Fino a Jurmala, 1977), lo scontro tra società solidale e società del benessere (Il figlio, 1975, e Le impronte, 1980), per giungere negli ultimi tre romanzi, (Così non sia, Re di sabbia e Sottovento) a presentarci l’uomo nel labirinto della storia sottoposto alle suggestioni più azzardate, ma anche in preda alla solitudine e allo spaesamento. Dalla lettura emerge un autore che crede nella capacità liberatoria della letteratura. Una letteratura che, ispirandosi al valore della carità, più ancora che a quello della giustizia, contribuisca ad illuminare il senso agonico del cristianesimo. Ma soprattutto, come scrive Giorgio Pullini nell’introduzione, un autore fiero e combattivo… attento alle storture, ai ripiegamenti, alle viltà, di una fede male interpretata, asservita al potere o alla carriera, interessato però all’interiorità del personaggio, ai suoi conflitti segreti, alle sue debolezze organiche. Un autore quindi che riesce a farsi compagno di viaggio di ogni uomo del nostro tempo.

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