Oltre i limiti. La realtà in atto dell’Economia civile
La quinta edizione del Festival dell’Economia civile che si è svolta a Firenze dal 28 settembre al primo ottobre 2023 è stato un impegno notevole per i promotori di una manifestazione che assume di anno in anno dei tratti rinascimentali per la capacità di mettere assieme istituzioni nazionali e locali, mondo delle imprese e delle associazioni, coinvolgendo anche esponenti di primo piano del mondo dello spettacolo nella cornice straordinaria di Palazzo Vecchio e di piazza della Signoria.
Notevole, quindi, lo sforzo di Federcasse (Associazione Nazionale delle Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali) e di Confcooperative che hanno condiviso l’organizzazione e la progettazione con NeXt (Nuova Economia per Tutti), senza tralasciare la collaborazione di SEC (Scuola di Economia Civile) e il contributo di Fondosviluppo, Assimoco, UCID, Mus.e – Firenze, Federazione Toscana delle BCC, Coopersystem e Assicoper.
Un lavoro corale coordinato dalla visione dell’economista Leonardo Becchetti per dare spazio e visibilità non solo al pensiero, ma anche alle pratiche di un’economia che poggia su fondamenti diversi dai dogmi del capitalismo liberista. Si spiega, così, l’attenzione particolare alle forme di consumo critico e responsabile, alla consolidata tradizione dei modelli cooperativistivi e mutualistici applicati alla produzione e alla finanza, che esprimono una concezione antropologica diversa dalla solitudine competitiva eretta a sistema senza alternative.
È stato notevole, perciò, il contributo offerto quest’anno dal Nobel per l’Economia 2001, Joseph Stiglitz, noto per aver contribuito a smontare il pensiero unico della globalizzazione dell’indifferenza (espressione usata da Francesco nei suoi documenti più importanti) a partire dall’esperienza diretta, come capoeconomista, all’interno della Banca mondiale, una delle istituzioni accusata fondatamente di aver imposto su scala planetaria, assieme al Fondo monetario internazionale, ricette recessive e disumane basate, peraltro, su analisi errate.
Un contributo decisivo negli ultimi anni per il dibattito in corso sulla riforma delle relazioni economiche in un mondo multipolare e che è stato arricchito, a Firenze, dalla presenza di Kaushik Basu, ex capo consigliere economico del Governo dell’India e anch’egli capo economico della Banca Mondiale dal 2012 al 2016.
Stiglitz non si stanca di smontare le tesi sulla fiducia assoluta sulla razionalità dei mercati perché, come ha ribadito ad Avvenire, di fatto «ci sono diverse espressioni di potere: monopoli, sfruttamenti, discriminazioni, tutte utilizzate per creare enormi disuguaglianze nella nostra società. E il rimedio è abbastanza ovvio: dobbiamo avere leggi forti per fermarle».
Il richiamo all’intervento della legge chiama in causa il ruolo delle scelte politiche che gran parte degli stessi organizzatori del Festival, Becchetti in primis, hanno intenzione di intercettare con soluzioni e proposte ragionevoli (o “generative” per usare il termine preferito) che emergono dalla società civile. Un piano per lo sviluppo definito “Piano B” di cui ha parlato Silvio Minnetti su cittanuova.it e che è il frutto dell’elaborazione di esperti che hanno fatto parte del comitato scientifico della settimana sociale dei cattolici italiani.
Si comprende, inoltre, l’attenzione dei promotori del paradigma dell’economia civile nei confronti delle imprese, a partire dal dialogo più stretto con l’Ucid (associazione di imprenditori e dirigenti cristiani) e la collaborazione con associazioni più recenti come l’Aipec, senza tralasciare il peso notevole in termini occupazionali e di produzione del sistema delle cooperative insidiate da modelli che poco hanno a che fare con i loro valori originali.
Appare notevole la posizione ribadita, durante il Festival, da parte del presidente di Confcooperative, Maurizio Gardini, sull’importanza di mettere le persone al centro e cioè di «cambiare prospettiva» preferendo «un utile in meno, ma un occupato in più».
Ma l’economia civile non può non interessare tutte le sfere della vita sociale, dalla scuola alle amministrazioni locali che sono chiamate a diventare, con i loro rappresentanti, gli ambasciatori di questo nuovo modello di economia. Si definiscono in tal modo un numero crescente di enti locali presenti e premiati a Firenze. Frutto di un lungo lavoro fatto di relazioni e tessiture che dura tutto l’anno grazie al dinamismo di Luca Raffaele, direttore generale di Next.
È inoltre impossibile parlare di economia civile senza affrontare i nodi della transizione ecologica che incidono sul modello di produzione e dei rapporti internazionali. L’attenzione e il rilancio delle comunità energetiche indipendenti e solidali ne è l’esempio più importante di una serie di interventi e buone prassi condivise con l’Alleanza per lo sviluppo sostenibile promossa da Enrico Giovannini, autorevole studioso di livello internazionale che, da presidente dell’Istat, ha introdotto criteri di valutazione dell’economia non misurati solo sulla crescita del Pil ma su altri indici che definiscono il benessere e la sostenibilità (Bes) della società.
Da ministro Giovannini ha anche aggiunto la sostenibilità nella definizione del dicastero dei trasporti e delle infrastrutture, una mutazione non solo nominalistica ma strutturale di un ministero decisivo in termini di investimenti e piani di sviluppo. In questa direzione il Festival ha consolidato i rapporti con la Fondazione Symbola dell’ex presidente di Legambiente Ermete Realacci e dato voce al movimento dei Friday for future, nato sull’onda dell’esempio di Greta Thumberg nel far emergere l’urgenza di cambiare un sistema altrimenti destinato al collasso e tracollo ambientali.
Molto originale e da approfondire il contributo offerto a Firenze dalla Scuola di Economia Civile con un momento dedicato alla lezione sempre attuale e controcorrente di don Lorenzo Milani con il contributo alla lettura di questo grande fiorentino a 100 anni dalla sua nascita da parte dello scrittore Eraldo Affinati e dell’economista Luigino Bruni.
Difficile inscatolare il priore di Barbiana, nome della frazione dispersa sul Mugello dove il giovane prete fu confinato dalla gerarchia ecclesiale dell’epoca. Come ha sottolineato Bruni, «don Milani non era solo un grande teorico e pratico dell’educazione dei giovani, ma anche un profetico critico del capitalismo che ha visto prima degli altri cosa l’Italia stava diventando con il boom del dopoguerra. Mentre gli economisti guardavano il miracolo del Made in Italy, don Milani vedeva emergere una nuova legge, quella del bene dell’azienda e vedeva che non c’era una fabbrica dove si rispetta il lavoro, come quella che Cristo si sarebbe aspettato. La fabbrica vuole un ragazzo, lo spreme e, se potesse, domani ne farebbe anche a meno: la stessa cosa che sta accadendo oggi con i robot. A cento anni dalla sua nascita, ancora parliamo di don Milani: allora forse l’Italia non è così persa, nonostante la scuola del merito, il consumismo, le guerre, i porti chiusi, possiamo sperare che abbia ancora un’anima diversa e viva».
Tratti emblematici delle ferite e contraddizioni della realtà contemporanea che rappresentano una sfida costante all’economia civile nelle sue varie declinazioni. A Firenze si sono toccati i temi del fenomeno epocale delle migrazioni e quelli del cammino per la conquista della libertà civili con la lectio magistralis del premio Nobel della Pace 2003, l’avvocatessa iraniana Shirin Ebadi.
Tracce di un cammino in corso che ha ricevuto il messaggio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e quello di papa Francesco che ha espresso un invito molto esigente e concreto: «Sappiate guardare all’economia e al mondo con gli occhi dei più poveri, degli emarginati, degli scartati. Lavorando con loro e per loro. Che possiate impegnarvi con coraggio e passione, ma soprattutto convergere, facendo prevalere ciò che unisce sui tanti distinguo che a volte con le più nobili intenzioni indeboliscono la forza del bene».