Oltre il clericalismo: i laici e le donne nella chiesa di Francesco
Le parole di papa Francesco nell’Angelus dell’11 ottobre.
“Vorrei ricordare l’intenzione di preghiera che ho proposto per questo mese di ottobre, che dice così: “Preghiamo perché i fedeli laici, specialmente le donne, partecipino maggiormente nelle istituzioni di responsabilità della Chiesa”. Perché nessuno di noi è stato battezzato prete né vescovo: siamo stati tutti battezzati come laici e laiche. I laici sono protagonisti della Chiesa. Oggi c’è bisogno di allargare gli spazi di una presenza femminile più incisiva nella Chiesa, e di una presenza laica, si intende, ma sottolineando l’aspetto femminile, perché in genere le donne vengono messe da parte. Dobbiamo promuovere l’integrazione delle donne nei luoghi in cui si prendono le decisioni importanti. Preghiamo affinché, in virtù del battesimo, i fedeli laici, specialmente le donne, partecipino maggiormente nelle istituzioni di responsabilità nella Chiesa, senza cadere nei clericalismi che annullano il carisma laicale e rovinano anche il volto della Santa Madre Chiesa”.
Oltre il clericalismo: la Chiesa auspicata da papa Bergoglio.
Sono le parole che Francesco ha pronunciato a conclusione dell’Angelus, ieri. Un richiamo, il suo, a dare nuova centralità ai laici e in modo particolare alle donne. Non è una novità. Fin dall’inizio del suo pontificato papa Bergoglio si è impegnato per superare il clericalismo nella Chiesa. Per far diventare protagonista della vita ecclesiale tutto il popolo di Dio. È la Chiesa di papa Francesco. Come emerge dalla lettura, lucida e disincantata, che Francesco Peloso offre di questo pontificato in “Oltre il clericalismo. Preti, donne e laici nella Chiesa di Francesco”.
Francesco Peloso in “Oltre il clericalismo” (ed. Città Nuova): papa Bergolio invoca più spazio alle donne.
Riportiamo qui un passaggio significativo del testo: “Il suo magistero […] ha aperto una stagione nuova, in parte inattesa, capace di riaccendere le speranze di un cambiamento profondo del cattolicesimo contemporaneo, di ridare forza alla prospettiva di una Chiesa finalmente in grado di confrontarsi apertamente con la modernità. […] Le donne, che pure costituiscono da sempre un fattore vitale nell’esperienza cristiana, nella trasmissione della fede, nell’evangelizzazione, tanto da aver guidato e fondato congregazioni religiose, associazioni e movimenti, da ricoprire ruoli importanti e di leadership nelle organizzazioni sociali e caritative, vivono una condizione di inferiorità ed esclusione nella struttura gerarchica ecclesiale. Una situazione verificabile con ancora maggior precisione nell’ambito del mondo religioso femminile: suore e missionarie gestiscono ospedali, orfanotrofi, scuole, istituti professionali, ambulatori, centri d’accoglienza per giovani donne in tanti paesi poveri, nelle periferie delle grandi megalopoli del Sud del mondo, in mezzo a conflitti e crisi umanitarie, eppure restano tagliate fuori dal governo della Chiesa, delle diocesi, non di rado vittime del paternalismo del vescovo locale, dell’indifferenza, di forme sottese o esplicite di maschilismo e di oppressione”.
La Chiesa di Francesco: più centralità ai laici.
Così continua Peloso: “Francesco ha indicato nel clericalismo il pericolo maggiore per la Chiesa: il clericalismo è, secondo il papa, la grande malattia, il morbo che attanaglia il cattolicesimo, la forma che prevale sul contenuto e lo sterilizza […]. Nel 2016 Bergoglio ha scritto una lettera sul clericalismo dedicata alla Chiesa latinoamericana ma, come si comprenderà, il suo significato è più generale. «Molte volte siamo caduti nella tentazione di pensare che il laico impegnato sia colui che lavora nelle opere della Chiesa e/o nelle cose della parrocchia o della diocesi – afferma papa Francesco – e abbiamo riflettuto poco su come accompagnare un battezzato nella sua vita pubblica e quotidiana; su come, nella sua attività quotidiana, con le responsabilità che ha, s’impegna come cristiano nella vita pubblica». «Senza rendercene conto – aggiungeva Bergoglio – abbiamo generato un’élite laicale credendo che sono laici impegnati solo quelli che lavorano in cose “dei preti”, e abbiamo dimenticato, trascurandolo, il credente che molte volte brucia la sua speranza nella lotta quotidiana per vivere la fede. Sono queste le situazioni che il clericalismo non può vedere, perché è più preoccupato a dominare spazi che a generare processi. Dobbiamo pertanto riconoscere che il laico per la sua realtà, per la sua identità, perché immerso nel cuore della vita sociale, pubblica e politica, perché partecipe di forme culturali che si generano costantemente, ha bisogno di nuove forme di organizzazione e di celebrazione della fede». È qui dunque il cuore del problema: il confronto dinamico del cristiano con il mutare dei tempi e delle culture”.
Da Oltre il clericalismo. Preti, donne e laici nella Chiesa di Francesco, di Francesco Peloso
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