Oliviero Toscani e “I visionari”

Il m.a.x. museo di Chiasso ospita una mostra antologica dell’opera del fotografo e comunicatore di fama internazionale. L’esposizione – la prima di Toscani in Svizzera – si concentra in particolar modo sul tema dell’immaginazione, dando conto di una capacità visionaria nell’atto fotografico, dagli esordi fino alle più recenti campagne. “Oliviero Toscani. Immaginare” presenta oltre 20.000 immagini proiettate, per offrire al visitatore un’esperienza fortemente immersiva, ma anche immagini fotografiche esposte, fra cui fotografie vintage inedite realizzate da Toscani durante il suo periodo di formazione presso la Kunstgewerbeschule di Zurigo    

 “Oliviero Toscani. Immaginare” è una declinazione del tema della visione e dei “visionari”.

L’esposizione pone l’accento sull’atto dell’immaginare come momento consapevole del fotografare alla ricerca della scoperta, della conquista e della trasgressione, come forze che appartengono all’arte.              La mostra ripercorre cinquant’anni di creatività come provocazione, anticonformismo, rifiuto categorico di ogni concezione tradizionale di arte in linea con l’esegesi di Marcel Duchamp – di cui è specialista Serge Stauffer alla Kunstgewerbeschule di Zurigo ‒, e la sua volontà irridente contro i miti di ogni tempo, il creare nuovi contesti per l’arte nati da ambienti dadaisti.    

 «La creatività ‒ osserva Oliviero Toscani ‒ è una conseguenza di un lavoro fatto nella pura incoscienza, nella pura insicurezza. L’istinto è una voce che mi parla sempre. Mi dice cosa devo fare e come lo devo fare. L’istinto mi ha sempre salvato. Se non lo ascolto, questa voce inizia a parlarmi meno forte e poi finisce per andare via. Qualche volta è andata via e mi sono trovato solo».

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Oliviero utilizza la macchina fotografica come un’arma che sovverte un sistema iniquo che manipola la razza umana per realizzare una pubblicità commerciale capace di parlare della vita e della morte delle persone e di mostrare un mondo fatto non solo di modelle svestite e di bambini biondi sorridenti. Oliviero vuole fotografare l’anima, qualcosa d’intangibile, l’essenza delle persone piuttosto che il loro apparire, l’irripetibile unicità e l’impossibilità di vedere attraverso gli occhi di un altro. Oliviero impara a fare foto di moda con Carmelo Bene. «Lì ‒ osserva Oliviero ‒ ho capito che se è tutto perfetto rovini qualcosa di più interessante. Lì, con un artista di teatro, ho trovato il mio sguardo sul mondo». Dall’incontro con l’autore pop Andy Warhol impara a capire cosa sia il “vedere”, il “vedere cose” che nessun altro vede.     

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L’esposizione presenta una sezione dedicata alla rivista internazionale Colors, concepita e diretta dallo stesso Oliviero Toscani dal 1991 al 2000, dove si affrontano temi sociali di grande attualità, all’epoca meno dibattuti, come l’emigrazione, la violenza contro le donne, la pena di morte, la sicurezza stradale, il randagismo, la guerra, l’Aids, l’anoressia. La campagna di Oliviero Toscani contro l’anoressia è «una sorta di urlo di Munch contro la malattia».

Grazie al prestito delle Nazioni Unite Human Rights, Stand Up For Human Rights, sono esposti cento pannelli del progetto multiculturale “ Razza Umana”, che rappresentano le diverse morfologie, le espressioni, le caratteristiche fisiche, somatiche, sociali, culturali dell’umanità, i volti di uomini e di donne di diversi Paesi, facendo della diversità un valore contro l’omologazione per una libera espressione della comunicazione.                                                                                

La mostra è pensata come itinerante e come progetto integrato che prevede una successiva tappa a Treviso, presso la Fabrica, il centro internazionale per le arti e la ricerca della comunicazione moderna ideato da Oliviero Toscani e progettato da Tadao Ando, da marzo a giugno 2018 in correlazione con la Biennale di Architettura a Venezia.

Un  importante contributo da parte di Oliviero Toscani è la creazione nel 2003 della factory etica “La Sterpaia”, laboratorio, workshop come nelle botteghe d’ arte rinascimentali e nelle esperienze di industria e di arte del Bauhaus con maestri di fama internazionale di ogni settore. Oliviero ha fatto tante foto di moda ma non ama la moda: «Accumuliamo abiti per sembrare quello che la società ci dice che dobbiamo essere. Io porto la stessa camicia degli Anni ’60. Ne compro sei all’ anno e solo con i saldi. A mia moglie Kirsty non servono griffe per essere chic. È superminimale, spende pochissimo in moda».

IMMAGINARE, M.A.X. MUSEO, CHIASSO, 10 OTTOBRE 2017- 21 GENNAIO 2018, A CURA DI SUSANNA CRISANTI E NICOLETTA OSSANA CAVADINI

 

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