Olimpiadi per ragazzi speciali
Tre milioni di giovani con disabilità intellettive coinvolti nei Giochi nati nel 1968. L'iniziatrice, Eunice Kennedy, è deceduta in agosto.
Una scintilla scattata per amore. L’amore è quello di Eunice Kennedy nei confronti della sorella Rosemary, affetta da lieve disturbo mentale. La scintilla, in seguito diventata una fiammata dalle dimensioni globali, ispirò la nascita di Special Olympics, il programma internazionale di allenamento che ora coinvolge oltre tre milioni di ragazzi con disabilità intellettive (insieme a venti milioni tra familiari e volontari) e diffuso in quasi 200 Paesi del mondo.
L’11 agosto scorso, due settimane prima della morte del senatore Ted, Eunice Kennedy (Shriver da sposata) ci ha lasciati, ma la sua eredità resta. Nata nel 1921 a Brookline, Massachussets, come molti esponenti della famiglia Kennedy (tra i suoi otto fratelli anche l’ex presidente John), Eunice si impegnò politicamente nelle fila del Partito democratico. Fu però la sua spiccata sensibilità a creare dal nulla un movimento che, piano piano, avrebbe cambiato il modo di pensare lo sport, e non solo.
I Giochi del 1968 a Chicago sanciscono la nascita di Special Olympics, sorta grazie alla forza della sua fondatrice, ancora più motivata nel dar luce al proprio progetto dopo un’esperienza, molto ben riuscita, di sei anni prima. Nel ’62, infatti, la Kennedy aveva organizzato una giornata di gioco e sport rivolta a ragazzi disabili, accorgendosi all’istante che questi ragazzi possedevano capacità fisiche molto superiori a quanto molti esperti ritenessero.
Così, a soli tre anni dalla nascita di questo movimento, nel 1971 arriva un importante riconoscimento: il Comitato olimpico degli Stati Uniti (e in seguito quello internazionale) conferisce l’approvazione ufficiale a Special Olympics di usare il nome “Olympics”, unica organizzazione ad essere autorizzata ad utilizzare questo termine. Da qui in poi, il cammino è in discesa. C’è un giuramento («Che io possa vincere, ma se non ci riuscissi, che io possa tentare con tutte le mie forze») e c’è, soprattutto, una filosofia ben diversa rispetto a quella che motiva l’esistenza del Comitato paralimpico. Mentre quest’ultimo opera, coerentemente ai criteri dei Giochi olimpici, con gare competitive riservate ai migliori, Special Olympics (ovunque nel mondo e ad ogni livello: locale, nazionale ed internazionale) è un programma educativo che organizza allenamenti ed eventi riservati esclusivamente a persone con disabilità intellettiva e per ogni livello di abilità. Le manifestazioni sportive sono aperte a tutti e premiano tutti, sulla base di regolamenti internazionali continuamente testati e aggiornati.
Numerosi i protagonisti dello sport nominati ambasciatori di Special Olympics in tutto il mondo: da Nadia Comaneci a Yao Ming, da Michael Jordan a Muhammad Ali, da Michael Phelps a Marcello Lippi. A questi si aggiungono politici (Nelson Mandela), attori (Colin Farrell), cantanti (Bono Vox) e tanti altri. Ma i messaggi più grandi sono arrivati sempre dalla piccola grande donna che ha fondato il movimento, e dai suoi protagonisti. Così Eunice Kennedy nel 1987, durante l’inaugurazione dei Giochi mondiali di South Bend, Indiana: «Voi siete le stelle, e il mondo vi sta guardando. Da oggi portate un messaggio in ogni villaggio, in ogni città, in ogni nazione. Un messaggio di speranza, un messaggio di vittoria».
E ancora, nel ’99, in North Carolina: «Trent’anni fa dicevano che non eravate in grado di correre i 100 metri. Oggi, voi correte la maratona. Trent’anni fa dicevano che dovevate rimanere chiusi negli istituti. Oggi siete di fronte alle televisioni di tutto il mondo. Trent’anni fa dicevano che non potevate dare un valido contributo all’umanità. Oggi, voi riunite sullo stesso terreno dello sport nazioni che sono in guerra».
La notizia della sua morte ha colpito tutto il mondo, a partire dal presidente americano Barack Obama: «Eunice Kennedy Shriver sarà ricordata come una donna straordinaria che, più di tutti, ha insegnato alla nostra nazione – e al nostro mondo – che nessuna barriera fisica o mentale può limitare il potere dello spirito umano».
Ora Special Olympics è nelle mani del figlio di Eunice, Timothy Shriver, che dovrà raccogliere una pesante eredità. Il sentiero però è stato già tracciato da sua madre e dal suo esempio.