Olimpiadi, l’Italia conquista l’oro con il giovane Dell’Aquila

Scopriamo le storie di questa edizione: Hend Zaza, la più giovane atleta dell’intera Olimpiade. Il clamoroso flop di un grande favorito. La gioia per le medaglie azzurre di Vito Dell'Aquila e Luigi Samele. Il primo sabato dei Giochi di Tokyo non tradisce le attese.

Seguire un’intera giornata olimpica, anche per un vero appassionato di sport, non è impresa semplice. Specialmente se ci si “mette contro” pure un fuso orario sfavorevole come capita quest’anno a noi con il Giappone. Un’esperienza che deve fare i conti soprattutto con la molteplicità degli eventi tipica dei Giochi, con le tantissime gare che spesso si sovrappongono l’una all’altra. Chi ci prova, però, viene via via a scoprire storie e aneddoti curiosi su tanti degli atleti in gara, viene coinvolto in un progressivo vortice di emozioni, e magari, ciliegina sulla torta, viene anche trascinato dall’entusiasmo per la conquista di qualche medaglia ottenuta dai propri rappresentanti. Per la prima giornata di Tokyo 2020, o per usare uno slogan tanto in voga in questi giorni sui social di “Tokyo 202ONE”, visto lo spostamento di un anno sulla data originaria delle Olimpiadi a causa della pandemia, lo abbiamo fatto noi per voi.

Sveglia di mattina presto. Molto presto. L’appuntamento è con un incontro di tennis tavolo femminile programmato quando in Italia sono le 02.45. Siamo curiosi, infatti, di guardare la partita di Hend Zaza, una ragazzina siriana che abbiamo già visto selezionata quale portabandiera del suo Paese in occasione della cerimonia di apertura di questi Giochi. Hend ha dodici anni, viene dalla Siria, ed è la più giovane atleta che prenderà parte a questa rassegna olimpica. La sua avversaria, l’austriaca di origine cinese Jia Liu, di anni ne ha invece trentanove… Prima dell’incontro le vediamo fare un sorriso. Chissà che non stia ripensando alla prima volta che ha preso in mano una racchetta, o a quando, due anni dopo, è stata invitata dalla Federazione Internazionale di questo sport a partecipare ai Giochi Giovanili della Speranza che si sarebbero svolti in Qatar (era il 2018).

Hend Zaza, che ama anche basket e nuoto, da quel momento decise di dare tutta sé stessa per diventare una giocatrice talmente brava, un giorno, da guadagnare la partecipazione olimpica per il suo Paese. E ci è davvero riuscita, strappando tra la sorpresa generale il pass a cinque cerchi in un torneo di qualificazione continentale disputato ad Amman, in Giordania, nel febbraio dello scorso anno, quando aveva da poco compiuto undici anni. Incredibile! La partita va via abbastanza in fretta. Un secco 4-0 in appena ventiquattro minuti per la Liu, esperta giocatrice che nel 2005 si è laureata campionessa europea. Quattro anni prima che Hend nascesse. Nativa di Hamah, città bombardata e rasa al suolo da dieci anni di una terribile guerra civile che ha devastato la vita di tantissime persone, e che continua a spingere migliaia di abitanti a scappare, alla fine ha dichiarato che ci riproverà. Magari già per le prossime Olimpiadi di Parigi 2024.

Adesso “vogliamo vincere facile”, e così passiamo a seguire la scherma. Lo sport che non tradisce mai, la disciplina che da sempre è quella che ci garantisce le maggiori soddisfazioni alle Olimpiadi. Uno sport di combattimento “fisico”, che è anche, se non soprattutto, combattimento “mentale”. Dove la testa recita spesso un ruolo altrettanto fondamentale rispetto a quello tecnico e atletico. Oggi sono in programma le prove individuali di sciabola maschile e spada femminile. Un po’ a sorpresa perdiamo subito Luca Curatoli, numero tre del ranking mondiale su cui facevamo molto affidamento, ma assalto dopo assalto riusciamo a qualificare ben quattro atleti ai quarti di finale. In campo femminile Rossella Fiamingo e Federica Isola, sul fronte maschile Enrico Berrè e Luigi Samele. Le ragazze purtroppo non riescono a passare il turno, mentre i due azzurri si incontrano in un derby che vede prevalere il foggiano Samele.

Luigi ha iniziato a praticare questo sport quasi per caso, grazie ad un consiglio ricevuto mentre era in attesa dal barbiere. Proprio domani compirà trentaquattro anni, e dopo il bronzo a squadre ottenuto ai Giochi di Londra del 2012, adesso sogna di festeggiare il compleanno insieme alla sua fidanzata Olga Kharlan, una vera star della sciabola femminile mondiale, con la sua prima medaglia individuale a cinque cerchi. L’azzurro in semifinale compie un mezzo miracolo. Sotto 6-12 (nella scherma un incontro è composto di 3 segmenti di 3 minuti ciascuno e per vincere occorre raggiungere le 15 stoccate, oppure essere in vantaggio allo scadere del tempo), Samele mette a segno nove stoccate consecutive e conquista in maniera rocambolesca un posto nella finalissima dove ad attenderlo c’è Aron Szizlagyi, forse uno degli sciabolatori più forti di sempre, certamente l’atleta che ha segnato l’epoca contemporanea della sciabola maschile. Grandissimo favorito della vigilia, l’ungherese si impone abbastanza facilmente e conquista il suo terzo oro olimpico individuale consecutivo, ma per l’azzurro rimane la soddisfazione di aver vinto una splendida medaglia d’argento.

Già, vincere quando si hanno i favori del pronostico dalla propria parte, non è poi così scontato. Anzi. Spesso accade che questo si trasformi in un peso troppo grande da portare. Ne sa qualcosa il giapponese Daiya Seto, che proprio nei minuti in cui Szilagyi si stava per laureare nuovamente campione olimpico, si rendeva protagonista di un piccolo “dramma sportivo”. Daiya è un fortissimo nuotatore, specializzato nei misti e nella farfalla. Ventisette anni, è il campione mondiale in carica sia sui 200 metri che sui 400 metri. Inevitabile che prima del via venga considerato il grande favorito di una delle prove in programma nella prima giornata del programma natatorio di questi Giochi, i 400 misti appunto. La sua batteria sembra non presentare particolari problemi. A cento metri dalla fine il giapponese ha un grande vantaggio, poi improvvisamente si spegne la luce. La sua nuotata si appesantisce, in acqua fa sempre più fatica, e alla fine arriva al traguardo con un tempo che lo esclude dalla finale in programma domani.

Una vera sorpresa, che alla vigilia davvero in pochi avrebbero potuto prevedere. Cosa sarà mai accaduto? Una cosa è certa: negli ultimi tempi questo nuotatore è stato sottoposto ad una pressione mediatica fortissima. La Federazione del nuoto giapponese, infatti, lo ha sospeso per quattro mesi per aver intrattenuto una relazione extraconiugale portata a galla da alcuni media nazionali, imponendogli anche l’obbligo di rinunciare al ruolo di capitano della squadra olimpica con la motivazione di aver violato di codice etico. «Come posso scusarmi? Il mio atto disattento ha ferito la mia preziosa famiglia e ha causato problemi e sgomento a tutti i miei sostenitori, alle aziende sponsor e a molte altre persone», aveva dichiarato subito dopo che la notizia aveva causato l’indignazione di tanti suoi connazionali. Che, prima di scoprire quanto accaduto, vedevano in lui un idolo da seguire (va ricordato che in Asia, più che in altre parti del pianeta, gli atleti rappresentano “l’incarnazione” di valori morali oltre che sportivi, e la protezione della famiglia rientra appunto tra questi). Quando oggi è sceso in acqua, Seto aveva addosso gli occhi di una intera Nazione e, a prescindere dalle opinioni di ciascuno, vedendolo uscire “sconfitto” ci ricordiamo che dietro ogni atleta c’è soprattutto un essere umano, ed è impossibile che anche un campione come lui alla fine non abbia risentito di quanto accadutogli recentemente. L’Olimpiade comunque per lui continua, e avrà altre gare per rifarsi.

Tra uno sguardo ad un incontro di pallavolo (vincente l’esordio della nostra nazionale maschile che ha sconfitto il Canada per 3-2), e a qualche scambio di tennis (Sonego e Fognini avanzano al secondo turno), oggi però decidiamo di seguire soprattutto un ragazzo appartenente a quegli sport che riescono ad avere una visibilità solo nelle grandissime occasioni. Diciamo una volta ogni quattro anni, tanto per intenderci, proprio in concomitanza con le Olimpiadi. Parliamo di Vito Dell’Aquila, la cui disciplina è il taekwondo. Vogliamo seguirlo sin dagli ottavi di finale perché di questo ragazzo si parla da tempo come di un “predestinato”. L’avversario di turno è l’ungherese Omar Salim, vincitore quest’anno del titolo europeo. Vito, pugliese, si è avvicinato a questo sport grazie al padre, appassionato di arti marziali, ed è nativo di Mesagne, comune di circa 25.000 abitanti della provincia di Brindisi. La stessa città in cui, curiosamente, è nato anche Carlo Molfetta, ex taekwondoka laureatosi campione olimpico ai Giochi di Londra 2012. L’azzurro sfoggia tutto il suo talento e si aggiudica abbastanza facilmente l’incontro (26-13 il punteggio finale). Anche il quarto di finale si rivela poco più di una formalità (37-17 lo score con cui si è chiuso il match contro il tailandese Ramnarong Sawekwiharee), e così Dell’Aquila si ritrova in semifinale.

Appassionato di musica e fotografia, con il sogno un giorno di diventare un giornalista, Vito comincia a credere che le aspettative riposte su di lui dal team italiano possano davvero concretizzarsi in una medaglia a cinque cerchi. Eppure, stiamo parlando di un ragazzo di appena vent’anni, alla sua prima partecipazione olimpica. Ma Vito non trema. «L’Olimpiade mi renderà in ogni caso felice», aveva detto nei giorni scorsi. Sì, Vito non trema e va all’attacco anche nella semifinale contro l’ostico argentino Lucas Lautaro Guzman. L’italiano ancora una volta da sfoggio di una grande classe, e si aggiudica il match piuttosto agevolmente per 29-10. È medaglia, ma noi a questo punto speriamo cheThe Eagle, questo il suo soprannome, possa regalarcene una di un metallo ancora più prezioso. La finale contro il tunisino Mohamed Jendoubi è tesissima. Si va avanti punto a punto con il rappresentante africano in testa per quasi tutto l’incontro. A dodici secondi dal termine, però, l’azzurro effettua prima il sorpasso, e poi difende il vantaggio (16-12 il punteggio finale). È oro! La prima medaglia olimpica italiana conquistata da un nativo degli anni 2000. Così, nove anni dopo, Mesagne torna ad essere la capitale del Taekwondo!  

È proprio vero. Seguire un’intera giornata olimpica non è impresa semplice. Ma ne vale certamente la pena.

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