Olimpiadi invernali, Torino esclusa. Sì a Milano e Cortina
Alla fine il tridente si è trasformato in un’accoppiata. Molto meno forte, ma speriamo ugualmente vincente. Il dado è tratto. Tramontata nelle scorse settimane l’ipotesi di una designazione congiunta tra Cortina d’Ampezzo, Milano e Torino, il Coni, il nostro Comitato olimpico nazionale, ha ufficializzato nelle ultime ore che la candidatura italiana per i Giochi olimpici invernali del 2026 sarà quella composta dal duo Milano-Cortina. Una scelta “di riserva”, un piano B nato nel giro di pochissime ore dopo che il 18 settembre scorso il sottosegretario allo sport, Giancarlo Giorgetti, aveva annunciato che la proposta a tre, quella su cui aveva puntato inizialmente il presidente del Coni Giovanni Malagò, era definitivamente morta.
380 milioni di euro erano la cifra che il governo italiano avrebbe stanziato per appoggiare la candidatura “a tre teste”, ma adesso, dopo che questa è venuta meno, «il governo darà comunque il suo appoggio, ma non ci metterà un solo euro», come ha ribadito lunedì il vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio. Nonostante questo “handicap” si va, però, avanti. «Presentiamo un progetto innovativo – ha spiegato Malagò -, in linea con le linee-guida dell’Agenda 2020 e con le nuove norme, che includerà non solo le città di Milano e Cortina ma anche le loro rispettive Regioni, Lombardia e Veneto, entrambe già pronte a supportare la candidatura e a fornire le garanzie». Già, perché è stato proprio sulle “garanzie” che la proposta a tre si è sfaldata.
«La candidatura di Milano e Cortina ha il sostegno politico del nostro governo ed è stata ufficializzata con una lettera al CIO (il Comitato olimpico internazionale, ndr). Torino non ha accettato il discorso di andare avanti senza le garanzie economiche del governo, mentre Regione Lombardia e Veneto lo hanno sostenuto. Di conseguenza, non c’era alternativa», ha spiegato Malagò, suscitando però la piccata reazione del sindaco del capoluogo piemontese, Chiara Appendino. «È una candidatura per noi incomprensibile – ha detto la Appendino -. Torino era la scelta meno costosa, chi si assume questa responsabilità dovrà spiegarlo al Paese». Torino, va ricordato, dodici anni fa aveva ospitato in città e nelle sue valli, con grande successo, le Olimpiadi invernali del 2006.
Soddisfatti, invece, i presidenti delle regioni delle due città designate. «Siamo ovviamente felicissimi di questa scelta. Ringrazio il governo, il Coni e tutti gli interlocutori che in questi mesi hanno lavorato per questa candidatura che onoreremo lavorando a testa bassa perché rimanga nella storia come un’Olimpiade memorabile», ha commentato il presidente del Veneto, Luca Zaia. «Era una notizia che aspettavamo, siamo molto felici. Adesso dobbiamo cominciare a lavorare alacremente perché la candidatura venga approvata anche dal Cio», gli ha fatto eco il presidente della Lombardia Attilio Fontana. Che ha aggiunto: «Le risorse? Iniziamo a vincere, poi ne parliamo. Il problema dei fondi non è il principale, lo risolveremo. Regione Lombardia e Regione Veneto, l’imprenditoria di questo territorio, sarebbero comunque in grado di fare fronte a queste esigenze».
Soddisfazione è stata espressa anche dal sindaco di Milano, Giuseppe Sala: «È chiaro che bisognerà adesso lavorare e accelerare sulla preparazione di un ottimo dossier, perché abbiamo convinto il Coni e il governo, ora dobbiamo convincere il Cio. Però sono molto positivo». Giovedì 4 ottobre, a Venezia, è prevista la prima riunione operativa. Nel frattempo, Malagò sarà arrivato a Buenos Aires (Argentina) dove nei prossimi giorni, in concomitanza con i Giochi olimpici giovanili, si riunirà l’esecutivo del Cio che darà il via libera alle candidature ufficiali. Oltre alla proposta lombardo-veneta, salvo sorprese dell’ultima ora, dovrebbero essere ufficializzate anche quelle di Calgary (Canada), Erzurum (Turchia) e Stoccolma (Svezia). E ognuna, a ben guardare, ha le sue gatte da pelare …
La città canadese, già sede dei Giochi invernali del 1988, dovrà attendere l’esito finale di un referendum che si terrà a novembre. La città turca, dal canto suo, continua a destare più di qualche perplessità considerato che è situata a ridosso del delicato confine con la Siria. E anche la città svedese ha i suoi problemi, visto che a tre settimane dalle elezioni nel paese scandinavo la situazione politica è ancora molto incerta.
Insomma, la proposta italiana sembra avere davvero molte carte da giocarsi. Certo, a livello internazionale abbiamo perso un po’ di credibilità dopo che Torino ha fatto mancare il proprio appoggio alla candidatura congiunta, eppure possiamo farcela. E non è da escludersi, fra una possibile rinuncia e l’altra, anche una doppia assegnazione per le Olimpiadi del 2026 e del 2030, sulla scorta di quanto già recentemente accaduto per i Giochi estivi (a Parigi e Los Angeles, uniche candidate, sono stati assegnate rispettivamente l’organizzazione delle edizioni del 2024 e del 2028).
Nel frattempo, si cominciano a registrare le prime indiscrezioni sulle possibili sedi delle gare a cinque cerchi (il dossier ufficiale dovrà essere presentato entro l’11 gennaio). A Milano si dovrebbero svolgere le prove di pattinaggio di velocità, hockey su ghiaccio, pattinaggio artistico e short track, mentre a Cortina andrebbero in scena bob, slittino, skeleton, sci alpino e curling. Per il biathlon è data in vantaggio Anterselva, con diverse altre discipline che dovrebbero disputarsi in Valtellina, più nello specifico tra Santa Caterina (sci di fondo), Livigno (freestyle), e Bormio (snowboard). Predazzo, in Val di Fiemme, sembra essere invece la sede designata per le prove di salto e combinata nordica. La selezione della città organizzatrice dei XXV Giochi olimpici invernali, che si terranno nel 2026, avverrà il 10 settembre 2019 durante la 134ª sessione del Cio, in programma proprio a Milano. Che sia di buon auspicio per una nuova Olimpiade tricolore?