Olimpiadi a Roma?

La “città eterna” è ufficialmente nel ristretto lotto delle cinque città che concorrono a ospitare le Olimpiadi estive del 2024. Scopriamo punti di forza e di debolezza delle varie proposte
colosseo

Adesso è ufficiale. Dopo candidature annunciate e mai presentate (come quelle di Istanbul e Doha), dopo proposte quasi pronte ma poi ritirate (come quelle di Boston e Toronto), martedì sera è ufficialmente scaduto il termine ultimo per avanzare la propria candidatura a ospitare le Olimpiadi estive del 2024. A Losanna, nella sede del Comitato Olimpico Internazionale, alla fine sono arrivate “solo” cinque proposte. Si tratta di Amburgo (Germania), Budapest (Ungheria), Los Angeles (Stati Uniti), Parigi (Francia), e Roma, in rigoroso ordine alfabetico. Da questo momento, quindi, si apre la lunga corsa che terminerà solo nel settembre del 2017 quando, durante la 130ma sessione del CIO che si terrà a Lima, in Perù, conosceremo il nome della città prescelta.

Il pronostico, come la recente storia delle assegnazioni olimpiche insegna, appare davvero incerto. L’unica cosa sicura, al momento, è che dopo tre Olimpiadi consecutive la bandiera a cinque cerchi tornerà a sventolare in un continente diverso da quello asiatico(i Giochi del 2018 si disputeranno a Pyeongchang, in Corea del Sud, quelli del 2020 a Tokyo, in Giappone, e quelli del 2022 a Pechino, in Cina). Nella primavera del prossimo anno, dopo aver esaminato nel dettaglio i dossier delle città candidate, il CIO provvederà a un’eventuale prima scrematura. Poi, si entrerà davvero nel vivo, con le varie città che cominceranno a tessere la propria tela nel tentativo di accattivarsi i favori dei membri del CIO prima della loro scelta definitiva.

Roma, inutile nasconderlo, può farcela. Le condizioni affinché il nostro Paese torni a ospitare i Giochi estivi dopo la fortunata edizione del 1960, disputata proprio nella capitale, stavolta sembrano esserci davvero tutte. L’esperienza nell’organizzazione di grandi eventi (non solo sportivi, vedi l’Expo milanese attualmente in corso) non manca di certo, così come non mancano “influenti” dirigenti italiani ai vertici di diverse federazioni sportive internazionali e all’interno dello stesso CIO (e questo alla fine conterà parecchio). Il fascino della “città eterna”, poi, non è nemmeno in discussione, così come questa volta, a differenza di quanto accaduto nel recente passato, non è in discussione nemmeno l’appoggio del Governo, con Matteo Renzi che su questa “sfida” ci ha messo la faccia in prima persona.

A pensarci bene, forse, il nostro maggior rivale lo dobbiamo ricercare in noi stessi, e in particolare in quel “fuoco amico”, come lo ha argutamente definito il Presidente del Coni Giovanni Malagò, che potrebbe arrivare da un momento all’altro proprio dal fronte interno (la pessima figura “organizzativa” fatta da Roma e più in generale dal nostro Paese in occasione del recente funerale di Vittorio Casamonica docet). E poi c’è Parigi … Eh già, per il comitato promotore di Roma 2024, presieduto da Luca Cordero di Montezemolo, la “Ville Lumière” sembra l’avversario più ostico da sconfiggere. La Francia a livello di risultati sta vivendo un momento di grazia in quasi tutti gli sport, e la sua capitale rimane certamente una delle metropoli più attraenti del pianeta in cui tra l’altro, fatto non certo trascurabile, la maggior parte degli impianti di gara sarebbe già pronta.

Battuta da Londra al photofinish nella corsa per l’aggiudicazione dell’edizione del 2012 (54 voti contro 50), Parigi questa volta si sente davvero come la grande favorita. Il consiglio comunale ha già dato il suo pieno appoggio alla candidatura, ed è veramente difficile scorgere un tallone d’Achille nella proposta avanzata dal comitato olimpico nazionale transalpino (Parigi è già stata sede dei Giochi estivi nel 1900 e nel 1924). La speranza di Roma, e delle altre città candidate, è che nelle presidenziali che si terranno in Francia a inizio del 2017 a spuntarla sia l’ex Presidente Nicolas Sarkozy, che in caso di nuova elezione pare voglia impegnarsi più nell’aggiudicazione dell’Expo 2025 piuttosto che dei giochi a cinque cerchi dell’anno prima.

Altra candidatura da non sottovalutare è quella di Amburgo, che ha vinto la sfida interna con l’altra possibile opzione tedesca, quella di Berlino. In questo caso, a differenza di Roma e Parigi, non stiamo parlando certo di una città che abbia una grandissima attrattività, ma il sostegno della popolazione (cosa di cui il CIO tiene particolarmente conto) e le note capacità teutoniche ne fanno una serissima candidata al successo finale. Non è un caso, infatti, che Amburgo risulti essere al momento la seconda favorita da parte della maggior parte dei bookmaker internazionali, che indicano nella città della Germania la più accreditata rivale di Parigi (ma nelle indicazioni degli scommettitori Roma negli ultimi giorni si è molto avvicinata ai tedeschi).

Leggermente più defilata c’è poi Los Angeles, già sede dei Giochi del 1932 e del 1984, questi ultimi passati alla storia come quelli del contro-boicottaggio da parte dell’ex Unione Sovietica dopo che gli statunitensi avevano disertato l’edizione di Mosca del 1980. Dopo il ritiro un po’ a sorpresa di Boston, la città californiana è diventata la “seconda scelta” del potentissimo comitato olimpico a stelle e strisce. E se è vero che difficilmente l’Europa sarà bocciata per la quinta volta consecutiva dopo le mancate assegnazioni al vecchio continente dei Giochi estivi del 2016 e del 2020 e di quelli invernali del 2018 e del 2022, è anche vero che non va mai sottovalutata in partenza la notevole influenza che i munifici network americani possono esercitare nei confronti del Comitato Olimpico Internazionale.

Poche chance infine, almeno sulla carta, per Budapest. Di fronte alle altre “corazzate” in lizza, un eventuale successo della capitale ungherese rappresenterebbe certamente una grande sorpresa, anche se tutto sommato potrebbe essere quella soluzione “low cost” auspicata da qualche tempo da diversi massimi dirigenti dello sport internazionale.

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