Olimpiadi, 100 giorni ai Giochi di Tokyo

Ci aspetta un’edizione olimpica “blindata”, condizionata da rigidi protocolli e dall’assenza di pubblico straniero. Nonostante ciò, le performance e le storie degli atleti in gara ci faranno comunque emozionare
Olimpiadi Giappone AP Photo/Koji Sasahara

Olimpiadi. Rikako Ikee è una nuotatrice giapponese nativa di Tokyo, la città che, tra poco più di tre mesi, ospiterà (speriamo …) le Olimpiadi estive rimandate nel 2020 a causa della pandemia di COVID-19. Rikako oggi ha appena vent’anni, ma tra gli appassionati di nuoto il suo nome circola ormai da tempo. Precisamente da quando, giovanissima, fece incetta di medaglie ai mondiali juniores del 2015 e a quelli del 2017, per poi aggiudicarsi ben sei ori (e due argenti) durante i Giochi Asiatici del 2018. Sull’onda di quei risultati la Ikee, che ha nello stile libero e nella farfalla le sue specialità preferite, inizia a sognare di raggiungere traguardi sempre più alti. Purtroppo, però, nel 2019 le viene diagnosticata una leucemia linfocitica acuta.

Trascorre quasi un anno in ospedale per curare la malattia, e quando viene dimessa (siamo a fine 2019) si ritrova con un corpo da “rimettere in sesto” (nel frattempo ha perso più di quindici chili). Rikako vede così davanti a sé un lungo percorso di riabilitazione: la partecipazione a Tokyo 2020 pare realisticamente impossibile, più fattibile tornare in piscina con l’obiettivo a cinque cerchi spostato sull’edizione di Parigi del 2024. L’arrivo della pandemia, però, ed il conseguente rinvio delle Olimpiadi al 2021, le permettono di avere un’altra chance. Lei non se la lascia sfuggire e, anche se per rivederla ai livelli di qualche anno fa occorrerà ancora del tempo, durante le selezioni olimpiche della nazionale giapponese, svoltesi la scorsa settimana, conquista il pass per i Giochi di Tokyo.

La tenacia e il desiderio di bruciare le tappe del recupero pur di non mancare alla festa a cinque cerchi, contraddistinguono la storia di questa ragazza così come quella di tanti altri sportivi che questa estate vedremo in gara nella capitale nipponica. Saranno circa 11.000, provenienti da ogni angolo del pianeta (al momento ha rinunciato solo la Corea del Nord). L’appuntamento è fissato per il prossimo 23 luglio quando andrà in scena la cerimonia di apertura di quello che, almeno simbolicamente, può essere considerato l’evento di “ripartenza” dello sport mondiale post pandemia. Saranno proprio loro, gli atleti, con le loro imprese e le loro storie, ad emozionare ancora una volta, nonostante il periodo che stiamo vivendo, chi avrà la fortuna di assistere alle gare da casa.

Certo, inutile nasconderlo, quella di Tokyo sarà un’edizione olimpica molto particolare … Pur tra mille precauzioni e rigidi protocolli, infatti, il virus rappresenterà una variabile “pesante”, con gli atleti che saranno continuamente sottoposti a tamponi perché il rischio di contagio, purtroppo, sarà sempre dietro l’angolo. E non finisce qui. Saranno vietati gli spostamenti di tutti i componenti delle delegazioni nazionali (l’uscita dal villaggio olimpico sarà permessa solo per il tragitto verso gli impianti di allenamento e di gara), e comunque per tutti loro sarà impossibile utilizzare i mezzi pubblici. Questo anche perché gli abitanti della capitale nipponica temono per un’ulteriore “ripresa” dei contagi, soprattutto dopo che una nuova variante del coronavirus denominata Eek ha recentemente innescato una “quarta ondata”.

Inoltre, sui Giochi peserà come un “macigno” l’assenza del pubblico straniero. Al momento, infatti, si ipotizza solo una parziale presenza di tifosi del Paese ospitante (che occuperebbero al massimo il 50% dei posti disponibili sugli spalti). Eh già, divieti, limitazioni, assenza di pubblico saranno davvero un duro colpo … Perché la magia di un’Olimpiade sta proprio in quell’atmosfera di incontro, di dialogo e di unità tra persone di differenti convinzioni, culture, religioni, che coinvolge tutti assieme atleti, pubblico e addetti ai lavori. Eppure, siamo certi che anche i prossimi Giochi ci regaleranno momenti speciali. Tanti atleti vinceranno una medaglia, assicurandosi con essa un pezzetto di gloria sportiva. Altri, invece, proprio come Rikako Ikee, dimostreranno, per il solo fatto di essere presenti dopo aver superato imprevisti di vario tipo, di essere prima di tutto “campioni” fuori dal campo di gara.

E sul fronte azzurro? È proprio di queste ultime ore la notizia che tutti i nostri “papabili olimpici” saranno vaccinati per tempo. Per ora, si tratta di un contingente formato da 218 atleti di 24 discipline differenti, equamente divisi tra i due sessi (per la precisione 112 uomini e 106 donne), ma con le qualificazioni ancora in programma nei prossimi mesi il numero è destinato a crescere (facile ipotizzare alla fine una squadra composta da circa 300 unità). Tra coloro i quali hanno già ottenuto il pass per Tokyo, anche tre nostri rappresentanti del karate, disciplina che insieme ad arrampicata sportiva, surf e skateboard farà la prima comparsa assoluta nel programma dei Giochi a cinque cerchi. Il nostro obiettivo sarà quello di avvicinarci alle 30 medaglie complessive, e di confermarci ancora una volta nella top ten dello sport mondiale come avviene ormai ininterrottamente dai Giochi di Atlanta del 1996. Adesso non resta che aspettare 100 giorni, e lo spettacolo avrà̀ inizio.

 

 

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