Olanda, no al populismo
Si temeva che gli xenofobi sfondassero nelle elezioni olandesi, che cioè il leader emergente Geert Wilders, a capo di un partito islamofobo e xenofobo (il Pvv) riuscisse a prendere il sopravvento sul partito uscente, quello del premier Mark Rutte (Vvd). I risultati disponibili finora danno Rutte a 33 seggi, 20 a Wilders e 19 ciascuno ai democristiani (Cda) e ai liberali di sinistra del D66. Un sospiro di sollievo è stato tirato dalle istituzioni europee, come è stato testimoniato dalle primissime dichiarazioni di Jean-Claude Juncker, che ha voluto subito telefonare a Rutte per manifestargli la soddisfazione delle cancellerie più importanti dell’intera Europa.
Wilders ha perso, dunque, e Rutte ha vinto. Sì, ma le cose non sono così semplici. Ormai in Europa, nelle democrazie più antiche al mondo, hanno stabile spazio partiti che è difficile definire di destra o di sinistra, ma che hanno un programma centrato sul rifiuto del mondo musulmano, su una xenofobia primaria e su un forte sentimento identitario costruito “contro” qualcuno o qualcosa. Per giunta, queste tendenze ormai stabili hanno una chiara tendenza eurofobica, o perlomeno euroscettica. È con questo 20-30 per cento della popolazione che ormai bisogna fare i conti. Ormai i discorsi sono chiari: come ha detto Wilders, ormai parlare di Islam non è più tabù. E sia, parliamone, ma sensatamente e con raziocinio.
Proprio oggi Jurgen Habermas, sul Corriere della Sera, riprendendo in qualche modo il pensiero di papa Francesco, dice che le tendenze populiste e xenofobe si combattono soprattutto andando verso gli ultimi. Tra cui oggi ci sono, in primo piano, i migranti dal Sud del mondo o i rifugiati dalle guerre del Medio Oriente e del Corno d’Africa. Andare verso gli ultimi: ecco la vera soluzione alla xenofobia. Quando si stringe la mano ad un migrante e si ascoltano le sue vicende, ecco che è difficile continuare ad essere “anti”. Qualche giorno fa, ho sentito la testimonianza di un agente di polizia che era risolutamente anti-islamico e anti-migranti. È stato spostato a lavorare a Pozzallo, all’arrivo delle barche dei migranti. Ha detto: «Mi hanno messo in mano un bambino di sette giorni nato in mare… Ho capito tutto».