Una app per controllare da lontano il cellulare dei figli

Dal maggio scorso anche in Italia è possibile scaricare ed utilizzare una app creata da Google per aiutare i genitori a seguire e gestire le attività di navigazione di bambini e adolescenti su dispositivi Android e iPhone. Ma per educare non basta un algoritmo
AP

Se si cerca sul Play Store di Android (o sull’equivalente App Store di iPhone), sono ormai centinaia le app di “Controllo genitori” (o Parental Control) che permettono ai genitori di “controllare”, limitare e gestire le attività digitali dei propri figli.

“Aiuta la tua famiglia a creare abitudini digitali sane”. È questo lo slogan che campeggia sulla pagina di Google dedicata alla nuova app pensata dal colosso americano. La app FamilyLink di Google si propone rispetto alle altre app qualcosa in più, essere uno strumento che permetta ai genitori di impostare le regole base della vita digitale dei loro figli e soprattutto di seguirli mentre imparano, giocano e navigano sul web. Un’ambizione pedagogica molto alta, forse non del tutto conseguibile.

Le funzionalità di FamilyLink
Il funzionamento della app FamilyLink prevede che questa app sia installata sul dispositivo “controllore” (dei genitori) e il dispositivo “controllato”, in mano ai figli. Una volta fatto questo i “controllori” avranno la possibilità di tenere sotto controllo l’utilizzo del dispositivo (potendo accedere a statistiche di utilizzo del dispositivo e di ogni singola app), di impostare dei limiti giornalieri di utilizzo delle app, decidere quali app possono essere installate e quali no, sapere dove si trova e, se si ritiene che i propri figli ci stiano passando troppo tempo, anche di bloccare il dispositivo del figlio da remoto con un semplice comando, impostando l’ora della nanna o dei compiti.

Per utilizzare Familylink bisogna installare la app sul proprio smartphone, accedere con il proprio account Google e creare tramite la app il gruppo “Famiglia”. A questo punto sarà possibile creare un account Google per il figlio, che sarà “correlato” al proprio e facente parte del gruppo. Fatto questo sarà solo più necessario installare la app sul dispositivo del figlio e collegarlo all’account Google appena creato e da quel momento sarà possibile tenere sotto controllo il dispositivo. Per evitare che i ragazzi cerchino di svincolarsi utilizzando un account Google creato autonomamente, nel momento in cui sul loro dispositivo è installata la app, potranno utilizzare solo l’account creato per loro dai genitori. C’è un però: questo sarà possibile farlo solo se il proprio figlio ha meno di 13 anni (16 in Italia), altrimenti sarà necessario il consenso al “tracciamento” del minore.

Questo è un particolare importante, perché se l’account Google è stato creato tramite FamilyLink prima della soglia d’età prevista nel paese in cui viene utilizzato, al compimento di questa età  l’adolescente potrà decidere se interrompere la supervisione e passare ad un account Google normale oppure lasciare che i genitori continuino a supervisionarlo. La scelta della prima ipotesi comporterà comunque un avviso ai genitori e il dispositivo del ragazzo verrà temporaneamente bloccato e reso inutilizzabile per 24h. Esiste tuttavia la possibilità per i genitori di riattivare gli strumenti di supervisione di Familylink.

Utilizzare o non utilizzare FamilyLink?

Arrivati a questo punto la domanda probabilmente sarà: ma questo FamilyLink può portare dei benefici?

Abbiamo detto che Google si pone l’obiettivo di aiutare i genitori a gestire la dimensione digitale dei propri figli. Questa app rappresenta sicuramente un punto di partenza e per certi versi un utile strumento, ma solo nel momento in cui non rimane l’unico modo in cui si interagisce con i propri figli riguardo alla loro attività digitale, fino a quando non si finisce per delegare ad uno strumento tecnico l’imposizione e il rispetto delle regole, fino a quando non si affida in toto l’educazione dei propri figli ad un algoritmo.

FamilyLink può quindi certamente essere un utile punto di partenza (anche concretamente per far rispettare le regole, quando ne è stato condiviso precedentemente con loro il senso “offline”) per creare abitudini digitali sane, ma solo quando è la scusa per aprire un dialogo sull’attività digitale dei nostri figli, sfruttando la possibilità che la dà di app “entrare nel loro mondo”, aiutandoci così anche a sapere dove indirizzare lo sforzo di conoscenza degli strumenti, attività fondamentale per prevenire eventuali situazioni spiacevoli.

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