Titti e Silvestro entrano nel clan dei settantenni. Ma come tutti gli eroi rimangono eternamente giovani e belli. Titti, canarino con le soffici piume gialle e i grandi occhioni azzurri. Silvestro, grosso micione nero, bianco sul ventre, con il naso rosso. Titti che passa felicemente la vita nella sua gabbietta, pacifico ma anche terribilmente furbo, e a volte decisamente dispettoso se non addirittura vendicativo.

Silvestro, goffo e testardo, preda del suo indomito istinto felino da predatore, con un unico chiodo fisso in testa. Acciuffare Titti. Al quale s’avvicina con il tipico, clownesco, passo felpato. Ma solo per cacciarsi in un mare di guai senza mai riuscire nel suo intento.

Una battaglia che sembra impari, un gigantesco Golia contro un piccolo Davide. Ma alla fine vince Davide. E anche qui, la storia è sempre la stessa, non si ribalta mai. Silvestro, il perdente. Titti, il vincente. È inutile dirlo: Titti, decisamente snob, con quella sua erre moscia e la solerte protezione della padroncina Granny e dalla spietata guardia del corpo, il cagnone Ettore… sì Titti risulta alla fine un po’ antipatico.

Mentre Silvestro, perfido, che continuamente macchina stratagemmi per divorare il canarino, che ne combina di tutti i colori e finisce sempre per pagare salatamente i suoi maldestri e comici tentativi… beh, Silvestro alla fine ispira tenerezza e risulta assai più simpatico del suo rivale. Comunque la loro è una copia inossidabile, non puoi pensare all’uno senza pensare anche all’altro. E anche una copia fortunatissima, che dal 24 marzo 1945 continua a regalare a tanti e tanti spettatori momenti di spensierato divertimento.