Oggi la Camera ardente apre alla città
Eleganti in volo, goffi sulla banchina, i gabbiani di tanto in tanto si alzano nel cielo, poi tornano a terra, cercano con il becco cibo tra il cumulo di macerie al molo Giano. Ma trovano nulla. Solamente pezzi di carte marittime strappate, rotte tracciate a penna, appunti che il crollo ha stropicciato. Intanto continua l’andirivieni di curiosi. Di funzionari che raccolgono dati per le indagini. Di tanti colleghi dei morti, ai quali pare ancora impossibile che nove di loro non ci saranno più a comandare il movimento delle imbarcazioni nelle acque nel porto di Genova.
Persone anonime hanno lasciato dei fiori su quell’ammasso di blocchi di cemento e calcinacci, su quei ferri divelti, lungo le mura sventrate. Ormai sono appassite le rose, come i gigli e i gladioli, ma hanno comunque un loro senso, un loro valore. Stanno bene così, anche se appassite, anche se strappate di fretta dai giardini, per essere portate sul luogo che ricorda vite altrettanto strappate.
L’edificio dell’Agenzia delle Dogane, quello della Capitaneria di Porto e della Stazione Marittima, separati dal Matitone dalla sopraelevata, somigliano a costruzioni di cartongesso realizzati per un set cinematografico e ora abbandonati, perché la pellicola per il film s’è strappata e il film non si farà più. Intanto il corpo del maresciallo Francesco Cetrola è stato recuperato venerdì sera, ora rimane ancora là, in fondo al mare, sotto le macerie e i lastroni di cemento armato, il corpo del sergente Gianni Jacoviello.
Sempre nella serata di venerdì chi era al molo ha rivisto, come in un film, passare davanti a quel che resta della Torre dei Piloti al molo Giano nuovamente la Jolly Nero. Immagini che hanno raggelato chi stava sulla banchina. E di persone ce n’erano tante a quell’ora oltre ai soccorritori, tanti curiosi, cronisti, persone ancora incredule, che tornano qui perché vogliono rendersi conto di persona di cosa lascia una tragedia del genere, della gravità di quanto accaduto, dell’entità dell’orrore.
Il motivo di questo passaggio, la nave è sotto sequestro, forse va ricercato tutto nelle indagini in corso. Da ieri invece, alla Capitaneria di porto, è allestita la camera ardente con gli otto feretri. «Siete i nostri eroi». Ha quasi gridato al loro arrivo la mamma di una vittima. Oggi, domenica, dalle 10 alle 20.30, sarà aperta a tutti quelli che vorranno rendere omaggio a queste vittime. Nella camera ardente, numerose le corone di fiori e tra queste quelle inviate dal presidente della Repubblica, dal presidente del Consiglio, e dal ministro delle Infrastrutture. E tanti mazzi di fiori lasciati dalla gente comune.
Mentre continuano incessanti le ricerche dell’ultimo dei dispersi, si attende la conferma della data dei funerali: l’ipotesi più accreditata è che possano essere celebrati in forma solenne lunedì prossimo, nella cattedrale di Genova. Sia da parte dei familiari, che dalla Capitaneria si preferirebbe che le esequie delle vittime venissero celebrate tutte insieme, e ritengono doverosa l’attesa per l’ultima salma. Certo è che saranno celebrati dall’arcivescovo di Genova, cardinale Bagnasco.