Odio fraterno?

“Avevamo Nicola e lo abbiamo sempre accudito con amore. Poi è nata Grazia, che ha ora due mesi. Dobbiamo essere di sentinella alla sua culla, perché Nicola, se può, cerca di picchiarla o addirittura morderla. A nulla sono valsi i tentativi per ottenere da lui rispetto per la tenera età della sorellina. Neanche le sculacciate paterne. Alcune amiche, madri di numerosi bambini, mi hanno detto che deve essere una forma patologica. A loro non è mai successo…”. Una mamma che non sa come fare Prima di tutto voglio assicurare la lettrice che escludo, da psichiatra, il pur minimo dubbio patologico. Certamente Nicola si trova molto a disagio e vede Grazia come la nemica che gli ha sottratto le cure amorose dei genitori. Ma ora facciamo un discorso più generale… Rispetto a una certa psicologia che, per difendere lo sviluppo armonioso dei bambini, in pratica induceva i genitori al permissivismo (ricordate i famosi “complessi” per evitare i quali tutto doveva essere concesso, pena gravi conseguenze?), si va facendo strada una psicologia che afferma tutto il contrario: lo sviluppo cioè della personalità avviene proprio quando il neonato, il bambino, il ragazzo, vive in funzione dell’altro. È proprio nell’altro che trova la sua giusta dimensione. Nicola dovrebbe distaccarsi dal suo egoismo che lo porta ancora ad esigere tutto per sé, ed essere invece contento che la mamma lo ami assieme alla sorellina. Condivisione, dunque, non ossessività. Un’idea per aiutare Nicola a socializzare potrebbe essere quella di invitare a merenda i suoi compagni: accettando di dividere la torta e i biscotti con loro, che dovrebbero pian piano essere oggetto del suo amore, il bambino sarà facilitato ad amare ancora di più Grazia, che è addirittura sua sorella.

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