Occupiamoci dei problemi veri del Paese

A Pantelleria riprendono gli sbarchi degli immigrati dai Paesi dell’Africa del Nord. Arrivano e arriveranno sempre più numerosi.
Extracomunitari

A Pantelleria riprendono gli sbarchi degli immigrati dai Paesi dell’Africa del Nord. Vengono questa volta dalla Tunisia liberatasi da Ben Ali, a bordo di carrette del mare che sono un po’ meno carrette del solito. L’ebbrezza della libertà sta iniziando a indurre tanti a varcare il Mare Nostrum: per sopravvivenza, per problemi politici o per meno confessabili ragioni. Arrivano e arriveranno sempre più numerosi, perché i regimi arabi stanno cadendo e l’incertezza regna (ne parliamo a lungo nel Primo Piano di questo numero).

 

Questi sono i veri problemi di cui dovremmo occuparci anche in Italia: a Pantelleria è arrivata solo una sparuta avanguardia dei milioni di arabi che arriveranno in Europa dopo il crollo di Ben Ali, di Mubarak e chissà, fors’anche di governanti di altri Paesi nordafricani.

 

L’Europa non sembra in grado di fronteggiare l’arrivo di quest’ondata. Dalla crisi economica si fa fatica ad uscire, la politica dell’Ue è tutto salvo che coesa, le xenofobie crescono. Ma qualcosa bisogna fare, perché la massa araba e africana arriverà, prima o poi, e l’Italia sarà certamente investita per prima dall’onda lunga.

La Merkel, Cameron e Sarkozy intonano nel frattempo il De profundis al multiculturalismo, e hanno ragione: i modelli francese, inglese e tedesco sono falliti, l’integrazione non è avvenuta, almeno per una parte preponderante degli immigrati del XX secolo. Si parla ora di “interculturalismo” come nuova soluzione: ne parlano soprattutto i cristiani, che, non a caso, hanno nel loro Dna la coesistenza delle culture, sin dall’epoca del loro fondatore.

 

Questi sono alcuni dei problemi reali di cui dovremmo discutere nella nostra Italia, purtroppo attraversata da un’infinita inquietudine politica, che trova la sua indubbia origine in una gestione del potere troppo schiacciata sugli interessi di pochi. Ci occupiamo di “olgettine” e perdiamo di vista il treno dell’umanità che sta passando veloce. Mentre noi restiamo a terra. Ha ragione il presidente della Repubblica a ipotizzare lo scenario estremo, cioè lo scioglimento delle Camere. Il Paese in effetti non ha risorse per infognarsi in un’infinita lotta intestina, simile ad un conflitto tra istituzioni, o addirittura ad una guerra civile senza armi da fuoco ma con potentissime armi mediatiche.

 

Per i problemi di una sola persona, questo non è più tollerabile. È ora di occuparsi di nuovo del nostro Paese e, per quanto possiamo, dell’intera umanità. Occupiamoci delle conseguenze della caduta di Mubarak e non perdiamo tempo dietro le sue false nipoti. Per favore.

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