Occupazione in Italia, un segnale positivo
A maggio 2019 (dati Istat diffusi il 1° luglio 2019) il tasso di disoccupazione in Italia è sceso sotto la soglia del 10%, ma il Belpaese è al terzultimo posto in Europa davanti a Spagna e Grecia.
Se da un lato si può essere speranzosi in quanto è dal febbraio 2012 che non si registra un tale minimo di disoccupazione in Italia, dall’altro, c’è chi si interroga sul mantenimento e la possibile attenuazione del fenomeno.
La fotografia scattata dall’Istat a maggio mostra che il tasso di occupazione sale al 59% con un +67 mila unità su base mensile e un +92 mila su base annuale.
Anche in questo caso si tratta di un record e cioè è il valore più alto dal 1977 (anno dal quale sono disponibili le serie storiche). Fanno la parte del leone i lavoratori autonomi (partite Iva) e i contratti a termine; per questa ultima categoria di lavoratori la stagionalità è a favore in quanto maggio è il mese in cui di norma le aziende del turismo assumono per il periodo estivo.
I più occupati risultano essere gli over 50 (+88 mila su base mensile e +300 mila su base annuale) mentre la fascia di età degli occupati tra i 35 e i 49 anni pare essere in sofferenza (-34 mila mensile e -208 mila annuale).
Ferma anche l’occupazione delle donne anche se su base annua l’Istat registra un valore di +64mila contro +28mila degli occupati maschi. Grazie al probabile effetto della stabilizzazione dei contratti a termine del 2016/2017 unito a quello del Decreto Dignità (così secondo Francesco Seghezzi, Presidente Adapt), su base annua si assiste a un’inversione di tendenza: come numero assoluto crescono più i lavoratori permanenti (+63mila) rispetto a quelli a termine (+12mila).
Sul fronte dei giovani 15-24 anni crescono gli inattivi ma il tasso di disoccupazione scende al 30% (-0,7% rispetto ad aprile 2019).
Per il ministro del lavoro Luigi di Maio gli ultimi dati Istat sono confortanti tanto da sostenere che “il lavoro è la vera priorità per il nostro Paese” e annuncia che «il prossimo passo sarà una legge sul salario minimo per riportare l’Italia sugli standard europei di retribuzione». Incoraggiato dai dati anche il premier Giuseppe Conte pur se “sappiamo che c’è ancora tanto da fare soprattutto al Sud”.
Meno ottimisti il Centro Studi di Confindustria e il responsabile economico del Pd Antonio Misiani che invitano a considerare le condizioni dell’economia italiana che “sono rimaste deboli nel secondo trimestre” e che «il boom della cassa integrazione straordinaria e la permanente debolezza della congiuntura economica evidenziata dal Centro studi di Confindustria rendono del tutto fuori luogo ogni trionfalismo».
L’analisi dei dati Istat su occupazione e disoccupazione deve pertanto spostarsi su un piano più approfondito per conoscere meglio il profilo dei lavoratori e dei lavori che stanno dietro ai meri numeri.