Occhio a quello che si mangia

Sempre più diffusi i comportamenti a rischio obesità.
Babbo Natale

Tutto pronto per il cenone di Natale e per quello di Capodanno? Non vogliamo scoraggiare i lettori, ma ricordare di non eccedere nei pasti può essere utile. Il sovrappeso e l’obesità sono sempre in agguato e, anche se non è certo un eccesso casuale a determinarli, occhio a quello che si mangia.

In Europa il sovrappeso causa oltre un milione di decessi l’anno! All’inizio del ventesimo secolo la stima del consumo pro-capite annuale di zucchero era di 5 Kg, mentre oggi è di 40 Kg. Il 7 per cento delle spese sanitarie in Europa è legato all’obesità negli adulti.

C’è una nuova grammatica dell’alimentazione che negli ultimi anni sta scalzando via il vecchio concetto di cultura alimentare per imporre nuovi stili. E non si tratta solo del cibo dei fast food. La nuova cultura investe prima di tutto le nostre case. Perché sia l’alimentazione che l’attività fisica sono comportamenti fortemente influenzati dalle condizioni sociali, economiche e culturali di ciascuno, che ci spingono ad acquistare litri di succhi di frutta e tonnellate di merendine per il “break” dei nostri figli, perché si conservano più a lungo della frutta fresca e del pane e salame.

 

Ma mangiare troppo e male può rappresentare un serio fattore di rischio per la salute. Tra i rischi più evidenti, e non solo per la bilancia, sono il sovrappeso e l’obesità. Nonostante il grado di malnutrizione esistente sul pianeta, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) l’obesità rappresenta uno dei principali problemi di salute pubblica nel mondo.

Siamo di fronte a una vera e propria epidemia globale, che si sta diffondendo in molti Paesi e che può causare, in assenza di un’azione immediata, problemi sanitari molto gravi nei prossimi anni. Sfatando un luogo comune abbastanza diffuso, l’obesità non è un “problema dei ricchi”. O almeno, non solo: le fasce di popolazione più svantaggiate dal punto di vista socio-economico tendono infatti a consumare più carne, grassi e carboidrati, piuttosto che frutta e verdura, e a curare meno la propria immagine e il benessere fisico.

 

L’alimentazione massiva e disordinata e la conseguente emergenza dell’obesità espongono a due problematiche principali di natura fisica e di natura psicologica. Obesità e sovrappeso sono condizioni associate a morte prematura e ormai universalmente riconosciute come fattori di rischio per le principali malattie croniche: malattie cardiovascolari, ictus, diabete e alcuni tumori.

Altri problemi di salute associati a un eccesso di peso corporeo sono: ipertensione, ipercolesterolemia apnea notturna e problemi respiratori, etc.

A livello psicologico, l’obesità può stravolgere completamente la vita di una persona: chi è obeso spesso viene isolato e sottoposto a una vera e propria stigmatizzazione sociale, che rende difficile qualunque tipo di socialità. In particolare, i bambini in sovrappeso tendono a sviluppare un rapporto difficile con il proprio corpo e con i propri coetanei, con conseguente isolamento che spesso si traduce in ulteriori abitudini sedentarie. Altre conseguenze di natura sociale sono, tra l’altro, lo scarso rendimento scolastico tra i giovani e per gli adulti la discriminazione sul luogo di lavoro.

 

Le strategie per contrastare questa epidemia dovrebbero incoraggiare abitudini alimentari corrette, attraverso la riduzione del consumo di grassi e zuccheri, incentivando le persone a mangiare più frutta e verdura, oltre che mirare a un aumento dei livelli di attività fisica. Dovrebbero essere incentivate sane abitudini alimentari, anche rendendole più economiche, in negozi, luoghi di lavoro e mense scolastiche, evitando invece di promuovere alimenti e bevande ipercalorici. Questi ultimi dovrebbero essere resi meno facilmente reperibili e sostituiti da prodotti nuovi con migliori caratteristiche nutrizionali.

E quindi, qual è la migliore scelta per festeggiare a tavola il Natale? Rispettare certamente le tradizioni culinarie che caratterizzano la nostra cultura, ma, per cominciare a fare i primi passi verso una cultura della salute, cominciamo a fare attenzione alle quantità.

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