Obiezione di coscienza: una giornata per dire no alle armi
L’obiezione di coscienza ha una storia millenaria – basti pensare che, ai tempi dell’impero romano, alcuni cristiani hanno pagato con la vita il loro rifiuto di fare i soldati -; ma rimane di scottante attualità in tempi in cui, dati i conflitti in corso, molti dei Paesi che prevedono la leva obbligatoria ne stanno estendendo l’applicazione, e in alcuni di quelli che non la prevedono si parla di reintrodurla. Italia inclusa, dato che questa è tecnicamente solo sospesa, non abolita: siamo infatti uno dei 5 Paesi in cui la leva può tornare obbligatoria per decisione governativa.
«Ha iniziato il capo di Stato maggiore, generale Masiello, chiedendo che l’Esercito abbia “più uomini” a disposizione – osserva in un comunicato il Movimento Nonviolento -. Si è subito accodato il vicepresidente del Consiglio, ministro Salvini, annunciando un disegno di legge per un servizio obbligatorio di 6 mesi per ragazzi e ragazze, e ci ha messo la ciliegina sulla torta l’assessora regionale veneta Donazzan: “La leva obbligatoria va reintrodotta per educare i giovani al servizio della Patria”. Il desiderio, da parte di militari e politici di governo, di far mettere l’elmetto a tutti, e rispedire i giovani in caserma, è evidente. Ma forse costoro non sanno bene di cosa stanno parlando».
Il Movimento porta quindi l’attenzione su tutte le sentenze della Corte Costituzionale e del Consiglio di Stato in cui si chiarisce che la difesa della Patria, «messa in Costituzione all’articolo 52, e collegata al “ripudio della guerra” messo in Costituzione all’articolo 11, è ottemperata anche dalle forme di difesa civile e nonviolenta, come è ad esempio il servizio civile, e dunque non può essere resa obbligatoria solo la forma del servizio militare armato».
Da notare poi, si aggiunge, che «fino ad ora il governo non è riuscito nemmeno a garantire il servizio civile universale volontario a coloro che vorrebbero svolgerlo (su circa centomila domande all’anno, meno della metà vengono accolte, a causa della ristrettezza dei fondi messi a disposizione: cioè uno su due dei giovani che vorrebbero “servire la Patria” con un servizio civile non armato e nonviolento, viene lasciato a casa). Con che coraggio, chi non sa nemmeno garantire il servizio volontario ad una minoranza, vorrebbe imporre il servizio obbligatorio a tutti? Dove pensano di trovare i soldi per ripristinare la leva obbligatoria, come pensano di riaprire le caserme dismesse?».
Va ricordato che l’obiezione di coscienza al servizio militare e all’uso delle armi per motivi etici o religiosi è riconosciuta nella Carta dei Diritti umani, dalla Commissione per i diritti dell’uomo delle Nazioni Unite e dall’Unione Europea, che invita tutti gli Stati membri a far proprio questo principio. Tuttavia, sono numerose le denunce di come anche in Paesi Ue molti di coloro che chiedono lo status di rifugiato per non sottostare alle leva obbligatoria – in particolare nell’ambito del conflitto russo-ucraino – se lo vedano negato.
Per questo nella Giornata internazionale dell’obiezione di coscienza, che si celebra il 15 maggio, il Movimento Nonviolento rilancia la campagna di obiezione alla guerra a sostegno degli obiettori di coscienza russi, bielorussi, ucraini, israeliani e palestinesi: «Chiediamo che l’Europa apra loro le porte e li accolga con il riconoscimento dello status di rifugiati politici – si legge nell’appello -. Chiediamo anche a tutti gli italiani, uomini e donne, giovani e adulti, di sottoscrivere la Dichiarazione di obiezione di coscienza, per dire no alla chiamata alle armi e ottenere l’istituzione dell’Albo degli obiettori di coscienza che non possono essere richiamati per la guerra, ma che vogliono difendere i principi costituzionali con la difesa civile non armata e nonviolenta».
Il modulo da compilare si trova sul sito azionenonviolenta.it
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