Obbligo vaccinale, polemiche su una proposta controversa

Il senatore leghista Claudio Borghi chiede di abolire l'obbligo vaccinale previsto dalla legge Lorenzin del 2017. Emendamento che appare inammissibile secondo fonti parlamentari. Contrari molte voci del mondo scientifico. Alcuni dati per riflettere
ANSA/ROLEX DELA PENA

Ha suscitato vivaci reazioni l’emendamento inserito dal senatore leghista Claudio Borghi al decreto liste d’attesa, con cui si intende abolire l’obbligo vaccinale così come attualmente impostato dal 2017 con la legge Lorenzin. In particolare l’attenzione è posta sul vaccino per morbillo, parotite e rosolia, che diventerebbe solo “raccomandato” e non più obbligatorio né necessario per l’iscrizione a nidi e scuole.

In realtà, stando a fonti parlamentari, l’emendamento non dovrebbe essere nemmeno discusso per estraneità di materia; ma Borghi ha già dichiarato che in tal caso lo ripresenterebbe, dicendosi convinto che che obbligare sia controproducente. E nel panorama politico la Lega appare comunque isolata su questa strada, dato che non solo l’opposizione ma anche gli alleati di Forza Italia si sono dichiarati contrari.
Il dibattito comunque continua, con numerose voci del mondo medico e scientifico che sostengono con i numeri la propria contrarietà all’abolizione dell’obbligo.
Prima della sua reintroduzione nel 2017, infatti, la copertura vaccinale per il morbillo era scesa all’87% (a livello della Namibia e dietro a Burkina Faso, Sudan, Benin e Togo: non per mancare di rispetto a questi Paesi, ma per dire che si tratta di Stati che indubbiamente si scontrano con difficoltà ben maggiori delle nostre a vaccinare), e quindi lontana dal 95% necessario ad ottenere l’immunità di gregge.
Si era quindi optato per l’obbligo. A fine 2019, pre COVID, si era raggiunta così una copertura del 94,5%; e nel 2020, complice anche il lockdown, si era registrato il minimo storico di casi (101).
Dopo le vivaci polemiche contro l’obbligo vaccinale seguito al COVID, tuttavia, la copertura è tornata nuovamente a scendere (e non solo in Italia), per quanto in maniera abbastanza diversificata: secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità infatti il dato nazionale si attesta al 93%, ma in Val d’Aosta, Alto Adige, Sicilia e Sardegna si scende sotto al 90.
Nei primi sei mesi del 2024 sono stati segnalati 556 casi di morbillo, di cui il 90% tra non vaccinati e il 5% tra vaccinati con solo una dose, e il 30% di questi ha sofferto complicanze tra cui epatite, polmonite ed encefalite (la complicanza più grave, che causa la morte di 1 ogni 1000 contagiati). Di qui la ferma contrarietà all’abolizione dell’obbligo, dato che la sua imposizione aveva contribuito a fare risalire la copertura.
Anche l’obiezione per cui esistono Paesi in cui l’obbligo non c’è ma la copertura è più alta non sembra essere dirimente nel caso italiano: in Veneto, regione che dal 2007 al 2017 aveva adottato una deroga all’obbligo vaccinale per il morbillo (che esisteva già prima della legge Lorenzin), la copertura era scesa dal 97 al 91%.

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