Obbligo di vaccinazione per i bambini? Una riflessione
Il via libera della Conferenza Stato-Regioni alla bozza del nuovo piano vaccinale 2016-2018 del ministero della Salute ha rilanciato il tema di nuove misure cogenti per rendere più stringente l’obbligo di eseguire le vaccinazioni previste per i bambini in età scolare e prescolare.
Va chiarito anzitutto come nel documento, che non può avere valore cogente, si enuncino approfonditi e attenti principi di sanità pubblica, motivando con argomenti di natura clinica, economica, epidemiologica ed etica, le linee guida per assicurare l’efficacia nella prevenzione delle malattie infettive evitabili con la vaccinazione. L’obiettivo resta quello di invertire la pericolosa tendenza al ribasso del tasso di copertura vaccinale, che rischia di riportare gli standard di salute per la popolazione infantile indietro di trent’anni.
In quest’ottica, più che di obblighi si parla di responsabilità: se si tratteggia la necessità di interventi normativi (ribadendo peraltro la competenza esclusiva in materia del Parlamento), questo avviene nel più ampio contesto di un piano di informazione ed educazione dei cittadini, che include il recupero di un percorso di condivisione di valori etici e scientifici con i professionisti del servizio sanitario nazionale, richiamati ad una piena ed effettiva condivisione dei valori fondanti del sistema.
Sullo sfondo il tema, rilevante anche a livello internazionale, del contrasto apparente fra il diritto alla libertà di scelta dell’individuo in materia di salute e il vincolo sociale della tutela della salute di tutti. Entrambe le istanze sono garantite dalla nostra Costituzione e rappresentano un ambito in cui lo Stato ha il diritto e il dovere di intervenire, a tutela e garanzia dei suoi cittadini.
Con il tasso di copertura vaccinale in calo costante, il rischio concreto è quello di pagare a livello collettivo il prezzo di scelte individuali rischiose e dannose per l’intera popolazione; tali scelte – è convinta opinione di chi scrive – spesso nascono nel contesto generale di inadeguata preparazione scientifica, male endemico e difficilmente curabile del nostro Paese, ma trovano un fattore favorente nella carenza, anch’essa cronica, di informazione istituzionale efficace, proattiva e adeguata al target. Un sistema comunicativo che non riesce, complice anche la continua perdita di fiducia e allontanamento dei cittadini dalle istituzioni, a controbilanciare il peso di una disinformazione agguerrita e martellante, sostenuta da interessi ideologici ed economici che nulla hanno a che vedere con il bene comune e la tutela dei cittadini.
I recenti casi di cronaca bastano a ricordare la drammatica attualità e concretezza del danno che tali comportamenti provocano a chi, consapevole o meno, informato o no, per età o condizioni di fragilità, non può scegliere di proteggersi e dipende dalla capacità della nostra società di garantire, attraverso i comportamenti responsabili di ognuno, la sicurezza di tutti.
Un obiettivo che un Paese civile non può mancare e il cui raggiungimento richiede, più che l’imposizione di obblighi (necessari per affrontare situazioni di emergenza), una robusta, duratura ed efficace iniezione di cultura del rispetto e di consapevolezza sociale. Con tutti i richiami del caso.