Obama e la finanza: un dubbio

Banche

Èstato finalmente presentato il piano dell’amministrazione Usa per far uscire la finanza e l’economia americana dalla crisi. Pochi giorni prima avevamo tutti esultato di fronte all’annuncio di Obama di voler tassare al 90 per cento i favolosi bonus economici che i manager hanno ricevuto dai gruppi assicurativi dopo che questi (la Aig in particolare) erano stati salvati, con i soldi dei cittadini, dalle operazioni scellerate di quegli stessi manager. Ora, però, di fronte agli interventi in ambito finanziario appena decisi, non posso non esprimere profondi dubbi, sia sul piano dell’efficacia, sia su quello dell’equità.

Il governo americano ha annunciato che lo Stato e la Federal Reserve (o Fed, la banca centrale Usa) rileveranno buona parte dei titoli tossici che in questo periodo riempiono le casse delle banche americane e di tutto il mondo. Rispetto alla proposta di Bush (bocciata dai mercati finanziari), in questa nuova operazione il pubblico (Stato e Fed) vuole salvare la finanza in collaborazione con il mercato: si creano dei nuovi fondi che verranno collocati in aste, e saranno i privati ad acquistare. Fondi speciali, però, perché grazie all’intervento pubblico molto massiccio, chi li acquista ottiene grossi vantaggi sia in termini di rendimenti attesi sia in termini di rischio (che cade quasi interamente su governo e Fed).

Qual è l’intento di tale operazione? Curare la malattia con lo stesso morbo che l’ha procurata. Infatti, chi si avvantaggerà certamente da questa operazione (dall’esito totale molto incerto) sono gli stessi protagonisti della crisi (ecco spiegato l’entusiasmo di Wall Street). I primi, infatti, ad entrare in queste aste drogate saranno, con ogni probabilità, proprio coloro che hanno creato i titoli tossici, perché ne conoscono meglio il valore effettivo. In secondo luogo, da questa operazione guadagneranno le agenzie di rating che, dovendo certificare questi nuovi titoli in emissione avranno entrate straordinarie: un ottimo premio a chi è tra i maggiori responsabili di questa crisi.

Debbo confessare che questa manovra mi sorprende e mi preoccupa molto. Non si poteva attendere i primi di aprile e concordare un’azione mondiale anti-crisi durante il G20? L’America ha scatenato questa crisi, ma è certo che non può uscirne da sola. Tante persone hanno riposto una grande speranza nel presidente Obama. I suoi consulenti economici, però, sembrano perfettamente allineati con il pensiero unico del capitalismo finanziario. Il primo grande nemico da cui Obama dovrà difendersi sarà proprio quel capitalismo speculativo e spregiudicato che è cresciuto durante l’ultimo ventennio di neoliberismo, e che non ha lasciato il posto dopo le elezioni politiche.

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons