Nutrire intimità e tenerezza
Il percorso di ogni coppia è unico, tuttavia molti di essi sono accomunati da alcune sfide, legate anche al contesto e agli stili di vita della società contemporanea. Oggi siamo infatti immersi in una quotidianità fitta di impegni e caratterizzata da ritmi incalzanti, talvolta stressanti. La tecnologia, per piacere o per necessità, è sempre più presente nelle nostre vite e finisce per riempire, spesso inconsapevolmente, quelli che in passato erano spazi “vuoti”, dedicati alla riflessione o alle relazioni.
In questo contesto dove il fare prende spesso il posto dell’essere e dell’essere con l’altro, la relazione di coppia rischia di perdere la sua centralità nella vita della persona, che tende ad occuparsene solo quando qualcosa non va.
Può così accadere di scivolare lentamente verso una condizione in cui la distanza tra i due partner cresce progressivamente, dove non ci si sente riconosciuti nei propri sforzi e nelle proprie emozioni, nella fatica di affrontare le numerose incombenze quotidiane. L’altro appare centrato sulle proprie esigenze e/o su quelle dei figli, e poco propenso a comprendere le nostre. Tutto ciò genera nella coppia chiusura e sentimenti di ostilità, rabbia o delusione, il dialogo prende le sembianze di una recriminazione: tutta l’attenzione è centrata sull’aver ragione facendo capire all’altro cosa sta sbagliando e come dovrebbe comportarsi.
Non è facile uscire da questo circolo vizioso, che genera ulteriore sofferenza e allunga le distanze a livello emotivo e spesso anche fisico.
Come fare a non rimanere bloccati in questo meccanismo? Non si tratta solo di correre ai ripari quando la situazione diventa tesa e si genera il conflitto, si tratta di costruire giorno per giorno una base sicura che diventi humus per la relazione, nutrimento per le sue radici.
Per dirlo con una metafora, invece di occuparci della piantina quando le foglie sono ingiallite (cosa che è fondamentale se ci accorgiamo che questo sta accadendo), possiamo anche imparare ad irrigare e concimare bene il terreno per evitare che essa vada in sofferenza.
Uno dei passi fondamentale per muoversi in questa direzione è costruire l’intimità emotiva, quella condivisione di vissuti che ci porta a sentire l’altro più vicino. Occorre gradualmente imparare e poi allenarsi continuamente a “leggere” gli stati d’animo e i bisogni dell’altro, riconoscerli nel momento in cui si manifestano. È una dinamica, quella del riconoscimento, che sta alla base di ogni relazione affettiva. Molti autori l’hanno studiata e ne hanno riconosciuto l’importanza già dalla prima infanzia. L’illustre psicologo Daniel Stern spiega l’importanza della “sintonizzazione degli affetti”, che avviene quando la madre comprende lo stato affettivo del bambino e sintonizza la sua comunicazione sulla base di quanto ha compreso e sentito. Questo tipo di relazione accresce la potenzialità della dimensione intersoggettiva e diventerà la base attraverso cui il bambino potrà sviluppare una modalità sana e appagante di relazionarsi con l’altro.
Per fare ciò dobbiamo aprire i nostri canali sensoriali ed emotivi, lasciare sullo sfondo tutto il resto e connetterci pienamente con l’altro, facendo risuonare in noi il suo vissuto. Per fare ciò possiamo utilizzare il canale verbale (chiedendo ad esempio “come stai?” o “come ti senti?”), ma soprattutto cogliendo le sfumature emotive che si annidano nelle espressioni del volto, nella postura, nel tono di voce.
Quando siamo stressati e stanchi, e quindi a rischio di esplodere e iniziare a litigare per delle banalità, la dinamica del riconoscimento ci fa sentire al sicuro, come un bambino che si sente avvolto dall’abbraccio comprensivo e rassicurante della mamma. Molte volte questo sentirsi accolti e al sicuro, permette di disarmare immediatamente le reazioni di rabbia e di aggressività che stanno per innescarsi tra i partner. Le emozioni infatti, quando sono riconosciute dall’altro, arrivano alla superficie della consapevolezza e siamo in grado di affrontarle in modo più efficace, chiedendo l’aiuto dell’altro invece di scaricare inconsapevolmente su di lui/lei la nostra frustrazione.
Quando affronto questo argomento con le coppie, spesso mi viene chiesto:
«Come fare, però, se siamo entrambi stressati? Perché devo essere sempre io a riconoscere i suoi stati d’animo e non viceversa?»
Alla prima domanda rispondo di solito che nelle relazioni affettive, l’io deve saper lasciare spazio al noi. Non è così importante chi dei due riesce ad iniziare. Non sempre i due partner hanno a disposizione le stesse risorse emotive, e in un dato momento uno dei due può essere maggiormente in grado di fare il primo passo. Questo non deve essere vissuto come un “credito” concesso all’altro (che andrà saldato a tempo debito), ma come un investimento messo a disposizione del “noi”.
Stiamo dando nuovo respiro alla relazione e al benessere emotivo di entrambi. Sì, di entrambi, perché non è solo essendo riconosciuti che si sta meglio e ci si sente al sicuro, ma anche riconoscendo l’altro. Perché il clima relazionale positivo che si crea dà nuovo ossigeno al “noi” e crea le condizioni per una sintonizzazione reciproca.
Importantissimo inoltre il ruolo della tenerezza: baci, abbracci, carezze, oltre ad alimentare l’intimità e ad avvicinare i due partner, ci aiutano a proteggerci dallo stress. Vi sono persino dei meccanismi biologici, come ad esempio l’aumento dei livelli di ossitocina (definito da alcuni l’ormone dell’attaccamento, che non a caso si libera nella mamma durante il parto e l’allattamento) che rendono le coccole e il contatto fisico basato sulla tenerezza un grande antidoto contro stress e malattie ad esso correlate.
Intimità emotiva e tenerezza sono dunque due ingredienti preziosi di questo humus relazionale in grado di rendere vitale e fecondo il rapporto di coppia, rafforzandolo e proteggendolo dallo stress e dagli attacchi del mondo esterno.