Nureyev in “Le jeune homme et la Mort”

La storica versione televisiva, del 1966, del capolavoro di Roland Petit, con il mitico ballerino russo e Zizi Jeanmarie, moglie e musa del coreografo francese

Nel continuo moltiplicarsi di iniziative al fine di rendere disponibili balletti e coreografie attinti a diversi archivi teatrali e messi online da siti web, c’è la rivista tuttodanzaweb.it che segnala e offre ogni giorno la visione di un balletto. Fra questi indichiamo agli appassionati una vera e propria chicca, ovvero Le Jeune Homme et la Mort di Roland Petit, con due interpreti d’eccezione: Rudolf Nureyev e Zizi Jeanmarie. Si dice che Petit abbia lo abbia creato per sua moglie Zizi, ma fu ballato da Jean Babilée e Nathalie Philippart al debutto, il 25 giugno 1946, al Ballets des Champs-Elysees, con costumi di Tom Keogh. Successivamente, nel 1951, all’American Ballet Theater, e, nel 1966, ripreso in Francia con la celebre coppia.

La versione video qui proposta fu registrata proprio per la televisione, nel 1966. Balletto-simbolo dell’esistenzialismo francese del Dopoguerra, ricavato da un soggetto di Jean Cocteau scritto proprio per Petit, ha avuto grandi e mitici interpreti a cominciare, appunto, da Babilé e Nureyev, da Mikhail Baryshnikov a Kader Belarbi, Ivan Vasiliev, Roberto Bolle, Yonah Acosta, e molti altri, con Luigi Bonino (danzatore storico della compagnia di Petit) supervisore della coreografia entrata anche nel repertorio di molte compagnie internazionali.

Sulla partitura della Passacaglia e Fuga in do minore BWv 582 di Johann Sebastian Bach, il mimodramma descrive la disperazione di un giovane artista solitario, attanagliato da un’angoscia e una noia esistenziale, quel “mal de vivre” che è, insieme, infelicità e sentimento estremo. La scena è un disordinato atelier parigino con dei quadri, un letto, un tavolo e le immancabili sedie care a Petit. A rompere l’isolamento dell’uomo sarà il sopraggiungere della Morte, incarnata da una donna che lo sedurrà. Ad essa il giovane si dà anima e corpo ingaggiando una lotta avvincente, che finirà con la sua rovina impiccandosi.

Nelle versioni che tutti noi oggi conosciamo, a differenza di questa televisiva dell’epoca, la Morte appare all’inizio sensuale, con capelli neri a caschetto, guanti di raso e un lungo vestito giallo, incarnando l’essenza della femme fatale che prende l’anima del giovane artista in salopette, ci gioca, lo illude, e infine lo spinge al suicidio. Subito dopo, quando ritorna per prendersi il giovane e portarlo via (qui non compare la scena finale dei due che s’incamminano attraverso i comignoli di una Parigi notturna, sui cui tetti campeggia l’insegna pubblicitaria della Citroen), indossa un lungo abito bianco, guanti rossi e una maschera sul volto. Balletto di grande tensione emotiva, col “passo a due” di amore e di morte, di drammatizzazione venata di espressionismo, Le Jeune Homme et la Mort è considerato, insieme alla splendida versione danzata di Carmen del 1949, uno dei capolavori di Roland Petit.

 

 

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