Nuovo giudizio per Kuczynski

A dicembre riuscì a salvarsi dalla destituzione per il rotto della cuffia. Ci riuscirà anche questo giovedì? L’accusa è di aver ricevuto tangenti dal gigante edile Odebrecht
Pedro Pablo Kuczynski

Sarà una settimana intensa quella del presidente del Perù, Pedro Pablo Kuczynski. Il prossimo giovedì, 22 marzo, il parlamento tornerà infatti a dibattere se destituirlo oppure no. Le ragioni di questo secondo giudizio politico, suffragato da ulteriori argomenti di accusa, sono le stesse utilizzate all’antivigilia di Natale, quando Kuczynski riuscì per il rotto della cuffia a ottenere i voti necessari per restare in carica: i legami col gigante edile brasiliano, Odebrecht, da cui una azienda controllata dal presidente avrebbe ricevuto somme milionarie in dollari, fin da quando l’attuale presidente era ministro. Il presidente si difese ammettendo l’errore di non avere preso le distanze dall’impresa, in realtà controllata da un socio.

In quel momento gli si credette. E per sostenerlo confluirono i voti dei partiti avversari di Fuerza Popular (Fp) gruppo promotore della censura, controllato dalla figlia dell’ex dittatore Alberto Fujimori, Keiko. Si pensò – a ragione – a un vero e proprio ricatto, dato che il gruppo controlla la maggioranza in Parlamento. Apparvero a salvare il presidente una decina di voti di ribelli di Fp, seguaci di Kenji Fujimori, figlio dell’ex dittatore, e fratello di Keiko.

La vigilia di Natale si comprese la ragione di un tale appoggio: contraddicendo gli impegni presi con i suoi alleati e la parola data, il presidente ha in seguito concesso l’indulto che ha consentito ad Alberto Fujimori di passare agli arresti domiciliari. Il pretesto è stato la salute del condannato (25 anni per delitti di lesa umanità, niente meno), ma in realtà non c’erano i requisiti.

La delusione suscitata da Kuczynski tra i suoi alleati e la rabbia all’interno di Fp, tradito dai propri seguaci, è stata tale che rieccoci con un nuovo atto di questo dramma politico-giudiziario. Sono apparsi infatti ulteriori elementi che indicano che il legame tra Odebrech e Kuczynski esisteva e che succosi pagamenti hanno ingrossato le casse dell’azienda di consulenze a suo nome. Giovedì scorso sono stati raccolti gli 87 voti necessari, i due terzi dei parlamentari, per aprire una nuova istanza di giudizio politico.

Kuczynski si dice fiducioso. Ma appare ormai evidente la debolezza del suo governo che non è riuscito a ottenere in Parlamento i voti necessari per la governabilità, avendo già perso la sua credibilità. Il gruppo parlamentare del presidente riunisce solo una quindicina di fedelissimi, dopo la figuraccia fatta alla vigilia di Natale, quando l’indulto provocò vari abbandoni di ministri e deputati. Quand’anche riuscisse a spuntarla giovedì, Kuczynski resta isolato a destra, dove riceve la censura di Fuerza Popular, ma anche al centro e a sinistra, dove le sue menzogne hanno irritato potenziali deputati che avrebbero potuto appoggiarlo.

Sul piano giuridico non sono apparse ancora prove definitive del legame con Odebrech, mentre sul piano politico appare la forma giuridica dai contorni abbastanza indefiniti della “interdizione morale permanente” di un presidente. Cosa significa? Che Kuczynski non sa distinguere il bene dal male o che è un corrotto? Una zona grigia che da anni non viene chiarita e che oggi più che altro è usata per fini politici, ai quali si aggiunge la goffaggine di un politico che non ha saputo preferire la credibilità alla poltrona presidenziale. Tutto ciò nel mezzo di un Paese che non riesce ad uscire dalla polarizzazione tra fujimorismo e antifujimorismo: lo spettro dell’ex-presidente continua a deciderne le sorti, in un contesto di gravi episodi di corruzione.

 

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