Nuovi princìpi del convivere
Nelle grandi culture religiose la dignità e l’uguaglianza degli esseri umani assume un rilievo centrale.
Il problema del pluralismo, della composizione tra differenti e legittime visioni su cui si fonda la convivenza è la grande domanda che sfida la democrazia contemporanea. È un interrogativo che attraversa le grandi costruzioni normative e allo stesso tempo si insinua nelle vicende più comuni della nostra vita quotidiana. Rapide trasformazioni sociali e culturali hanno fatto saltare quelli che consideravamo punti di riferimento condivisi. La presenza dell’altro, di chi è diverso da me, il fatto stesso che il suo percorso proceda lungo un binario diverso dal mio, chiede di riconsiderare ciò che prima era scontato, conduce a rielaborare le ragioni del convivere. E facciamo fatica a comprendere perché valori e princìpi riconosciuti o comunque tollerati unanimemente fino a ieri, oggi non rappresentano più una base per l’accordo. Ci sono momenti in cui si avverte che, nelle nostre città, il patto della convivenza va rinegoziato giorno per giorno.
È come se alla nostra identità personale venisse chiesto di accettare una sorta di limitazione, come se l’altro ci sottraesse necessariamente qualcosa. Per questo, ciò che il pluralismo chiede oggi è anzitutto una più matura definizione del legame sociale.
In questo scenario, colpisce la visione universalistica delle grandi culture religiose, in cui la dignità e l’uguaglianza degli esseri umani assume un rilievo centrale, carico di valore spirituale. Siamo tutti figli di uno stesso Padre e, dunque, fratelli – arriva ad affermare il cristianesimo. È questo che costituisce l’identità umana e ne caratterizza il disegno: figli, tutti, e quindi fratelli, tutti, non solo quanti sono più o meno simili tra loro, anzi. La ricerca di ciò che avvicina i dissimili è il percorso più caratteristico della costruzione della fraternità universale, con ciò che porta con sé di costante innovazione e integrazione reciproca, di libertà e complementarietà.
Riconoscere questa fondamentale relazione costitutiva dell’umano ci pone di fronte ad un crocevia. Attraversarlo, significa esplorare un territorio ancora poco conosciuto ma estremamente fecondo, quello della fraternità universale, governato dal dinamismo dell’amore, regola delle micro-relazioni certamente, ma anche determinazione sociale che sa penetrare nelle lacerazioni e orientare verso l’accoglienza, il dialogo, la cooperazione e la condivisione, le relazioni tra gruppi, tra popoli e nazioni. Passa per di qua anche una nuova regola per la democrazia.