Nuovi arresti per corruzione. Anche l’ex sindaco ai domiciliari

Continua l'inchiesta che lo scorso anno aveva portato in carcere diversi dirigenti del comune e che ora ha coinvolto anche Piero Vignali, già primo cittadino e atri tre tra politici e imprenditori. Sembra usassero soldi pubblici per spese personali
comune parma

Una neve soffice e bianca avvolge oggi la città di Parma. E’ candida, richiama la purezza e l’onestà. Due aspetti che però sembrano non essere più di moda nella terra di Verdi e Maria Luigia. Ancora una volta la Procura ha posto sotto la lente d’ingrandimento personaggi pubblici ben noti in città, e questa volta le indagini hanno portato all’arresto di 4 nuove persone. Se lo scorso anno vi era stato prima l’arresto del comandante dei vigili urbani, poi di dirigenti del comune, e ancora dell’assessore ai servizi educativi, ora è toccato all’ex sindaco Pietro Vignali.

Il già primo cittadino di Parma si trova da ieri mattina ai domiciliari, assieme ad altri tre: il capogruppo Pdl in Regione Giuseppe Luigi Villani, l’ex vertice della Stt (società partecipata del Comune) Andrea Costa e l’imprenditore Angelo Buzzi. L’operazione della Guardia di Finanza, questa volta denominata “public money”, ha svelato, mediante intercettazioni, tutti i rapporti tra i quattro arrestati e chiarito come venivano gestiti, per uso privato, soldi del Comune.

«Nel corso delle articolate indagini esperite mediante l’approfondito esame di documentazione bancaria, contabile ed extra contabile, nonché attività di natura tecnica – si legge in una nota della Guardia di Finanza – è stato appurato che gli indagati hanno tenuto costantemente, nel corso di più anni, una condotta fraudolenta finalizzata ad accumulare ingenti ricchezze da destinare ad usi strettamente privati, quali tra gli altri il finanziamento della campagna elettorale per le elezioni amministrative di Parma del 2007». Elezioni che sono state, appunto, vinte da Pietro Vignali.

Ma quali i rapporti tra i 4 arrestati, tutti accusati di corruzione e peculato?

Villani era non solo consigliere regionale, bensì vicepresidente di Enia (l’attuale Iren), azienda che gestisce gli impianti di energia elettrica, che ha finanziato la campagna elettorale di Vignali. Buzzi, editore della testata locale Polis, inizialmente faceva opposizione alla giunta, poi ci fu un accordo per il controllo della linea editoriale del quotidiano.

A capo della macchina malavitosa “il papa” – così chiamato dagli altri l’ex primo cittadino Vignali – che con i suoi tre soci ha provato a far di tutto per avere sempre più potere, facendo funzionare una poderosa macchina del consenso. L’obiettivo era quello di controllare le nomine di ruoli importanti nell’agire pubblico (vi hanno provato con il prefetto, il questore, e il commissario straordinario), pagare con i soldi pubblici spese personali (come ha fatto Costa che ha speso soldi della Stt per pagare alcune consulenze sui propri vigneti), e pensare alla nuova campagna elettorale (che però non vi è mai stata, visto che le precedenti inchieste della Procura hanno portato l’anno scorso alle dimissioni di Vignali).

Public money non è finita qui: oltre agli arresti, sono stati sequestrati beni mobili e immobili per oltre 3,5 milioni di euro, di cui più della metà appartenente all’ex primo cittadino di Parma. Vi sono poi ancora 20 indagati, e devono rispondere di vari reati anche l’imprenditore proprietario di Parmacotto, Marco Rosi, e il presidente del Parma Calcio, Tommaso Ghirardi.

Se la notizia ha portato ancora una volta i riflettori nazionali e internazionali su piazza Garibaldi (dove si affaccia il palazzo storico del Comune), i parmigiani forse s’immaginavano che la Procura avrebbe continuato le indagini (spesso le Fiamme Gialle si sono presentate anche negli ultimi mesi in municipio per sequestrare documenti, richiederne altri e fare ispezioni varie). Di certo ora tutti i cittadini vogliono che si arrivi in fondo al tunnel e che vengano scoperte tutte le pedine di un gioco sporco e alquanto mafioso. Ecco che arriva forse la prima risposta alle tante domande che accerchiavano la mente nell’ultimo anno ”perché Parma ha così tanti debiti? Come mai una città così ricca improvvisamente si trova povera e indebitata?”. Tanti di quei soldi giunti in comune dalle tasche di onesti cittadini, sono stati rubati da meno onesti politici e uomini di potere.

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