Nuove solidarietà, nuova società

In Francia si apre l'84° Settimana sociale. Su "Nouvelle Citè", la "Città nuova" francese, l'intervista a Jean-Pierre Rosa, il delegato generale.
Jean Pierre Rosa

In un periodo di forte crisi, il cristianesimo sociale francese è portatore non solo di riflessioni, ma di soluzioni. L’84a Settimana sociale, dal 20 al 22 novembre, ne è, una volta di più, la prova. Jean-Pierre Rosa, è stato membro della commissione delle Settimane sociali francesi dal 1989 al 2006. Da allora ne è il delegato generale.

 

Le Settimane sociali sono sorte in Francia nel 1904, solo un anno prima della legge che ha stabilito la separazione tra Stato e Chiesa. Questo contesto storico gli ha conferito un’identità particolare?

«Le Settimane sociali sono nate dalla volontà di due cattolici, Marius Gonin e Adéodat Boissard, con l’obiettivo di fare conoscere il pensiero sociale della Chiesa, da applicare e adattare ai problemi del nostro tempo. Erano convinti che occorreva condurre una battaglia sul fronte sociale e non sull’identità religiosa. Occorre ricordare che nel 1891 il papa Leone XIII aveva pubblicato l’enciclica Rerum Novarum che proponeva un pensiero ed un’azione sociale della Chiesa cattolica».

 

Una sorta d’università popolare, insomma?

«Esattamente. Le Settimane sociali sono sorte come un’università popolare per formare i cristiani alle questioni sociali, contribuire ad elaborare risposte alla luce del Vangelo e dell’insegnamento della Chiesa. Una piccola curiosità, si parla ancora di “Settimane sociali”, perché all’epoca i partecipanti prendevano una settimana di congedi non pagati».

 

In cosa le Settimane sociali hanno contribuito alla risoluzione di questioni sociali francesi?

«La creazione dell’un per cento per gli alloggi sociali, l’idea di protezione sociale e degli assegni familiari, le proposte del Rmi (reddito minimo d’inserimento) e delle leggi di formazione professionale. Nel 2001 avevano affrontato le questioni bioetiche che hanno ispirato la legge Leonetti relativa ai pazienti in fine vita. Nel 2006, le proposte della sessione “per una società più giusta” sono state trasmesse ai candidati per l’elezione presidenziale».

 

Perché quest’anno per tema avete scelto “nuove solidarietà, nuova società”?

«È un tema che si è imposto anche prima della crisi economica. La disgregazione del tessuto sociale era già percettibile e la crisi non ha fatto altro che amplificarne gli effetti. Da trenta anni andiamo avanti con soluzioni palliative, che si sforzano di rimediare alle disfunzioni, ma ancora non nascono nuovi progetti di società. Alcune forme nuove di solidarietà hanno anche un aspetto “profetico” come l’economia sociale e solidale. Ne parleremo».

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