Nuova missione di #Stopthewarnow in Ucraina
Sono arrivati a 5 chilometri dal fronte, nella città di Mykolayiv, in Ucraina, i 50 volontari della rete #Stopthewarnow alla sua terza missione dentro il conflitto che colpisce duramente la popolazione rimasta senza acqua potabile per gli attacchi alle infrastrutture civili necessarie alla vita quotidiana. La delegazione, ridotta nel numero per motivi di sicurezza, rappresenta 175 realtà italiane che hanno aderito alla proposta di azione di solidarietà e diplomazia popolare resa possibile dalla presenza sul territorio di guerra, fin dall’inizio dell’invasione russa, del corpo civile di pace Operazione Colomba dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII (Apg23).
Come racconta Alberto Capannini dell’Apg23, «qui a Mykolayiv uno dei problemi principali è l’accesso all’acqua. I missili russi hanno distrutto gli impianti di depurazione e dissalazione causando l’interruzione delle forniture idriche verso la città. Dai rubinetti di gran parte delle abitazioni esce acqua color fango, che non può essere usata per bere, far da mangiare o lavarsi».
Sono pochi i dissalatori rimasti in città e per questo motivo la rete #Stopthewarnow si è impegnata per finanziare «l’acquisto di due dissalatori che garantiranno gli approvvigionamenti idrici a migliaia di persone».
Come nei viaggi precedenti verranno consegnati anche beni di prima necessità mentre al ritorno è prevista la possibilità di evacuare le persone più fragili dalla zona di conflitto.
La Chiesa italiana sostiene l’iniziativa di #Stopthewarnow anche con la presenza diretta, nella delegazione, del vescovo di Altamura, Gravina e Acquaviva delle fonti, Giovanni Ricchiuti. Come ribadisce lo stesso vescovo, che è anche presidente di Pax Christi Italia, «la nostra presenza qui è per portare gesti di carità e parole di pace. Sono certi che verranno i giorni della pace. C’è da attendere non con le braccia conserte ma come artigiani della pace come ci ha chiesto di essere papa Francesco ed operatori di pace secondo il Vangelo».
È una missione, dunque, che non è solo di aiuto umanitario ma vuole essere un segno verso l’apertura di una politica di pace come sottolinea Capannini: «la gente ci ha invitato a condividere con loro l’angoscia e la paura. Siamo qui per sollecitare la politica ad aprire delle trattative di pace».
La delegazione italiana è partita il 29 agosto e tornerà il 3 settembre.
Come racconta Maria Chiara Biagioni dell’agenzia Agensir che segue in diretta la carovana di pace, «il primo settembre qui in Ucraina ricominciano le scuole. In alcune regioni del Paese il rientro sarà in presenza per dare il segno di un popolo che nonostante la guerra, non si piega alla logica dell’odio. Ma in altre regioni dove il fronte è caldo e i combattimenti sono in corso, i bambini e i ragazzi dovranno seguire le lezioni online. A Mykolayiv sarà così».
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