Nuova base militare Usa in Costa d’Avorio o nel Benin

Lo sgombero delle truppe americane dal Niger porta Washington a valutare un loro nuovo posizionamento nelle vicinanze dell'Allenaza degli Stati del Sahel. La Costa d'Avorio ha dato il suo assenso alla base militare, un'altra opzione il Benin.
Foto Ansa, EPA/JUSTIN LANE

Lo scorso luglio, il presidente ad interim del Burkina Faso (dal colpo di stato del 30 settembre 2022), il capitano Ibrahim Traoré, ha accusato pubblicamente la Costa d’Avorio e il Benin di voler destabilizzare il suo Paese accogliendo soldati stranieri sui loro territori (confinanti con il Burkina Faso): americani e francesi nel caso specifico.

Lo sgombero delle truppe americane dal Niger, annunciato lo scorso aprile, ha costretto Washington a considerare dove trasferire il contingente militare Usa in Africa occidentale. Cacciati dal Niger, i militari statunitensi e gli alleati francesi cercavano un luogo in cui riposizionarsi, con l’obiettivo di mantenere una presenza nella regione e in particolare di non allontanarsi troppo dai 3 paesi dell’Alleanza degli Stati del Sahel (Aes), Mali, Niger e Burkina Faso, che li hanno espulsi, per poi accogliere i militari russi dell’Africa Corps, eredi de mercenari del Gruppo Wagner ma ora collegati direttamente con il Cremlino.

Secondo alcuni media stranieri vicini alla questione, la Costa d’Avorio ha dato il suo assenso alla creazione di una base militare statunitense vicino alla città di Odienné, nel nord-ovest del paese, a 120 Km dal confine con il Mali. Contattato da un quotidiano francese, il portavoce del governo ivoriano non ha però ufficializzato la notizia.

La Costa d’Avorio, con i suoi confini settentrionali con Burkina Faso, Guinea e Mali, offre una posizione strategica chiave. Da parte sua, anche il Benin, che confina con Burkina Faso e Niger, è considerato un potenziale candidato ad ospitare la base.

Non si conoscono ancora i dettagli di questo nuovo insediamento, ma questo posizionamento dovrebbe costituire il nuovo avamposto dell’esercito americano in Africa occidentale, tormentata dalla proliferazione di gruppi armati di ogni tipo, soprattutto milizie etniche e jihadiste, in particolare nella fascia del Sahel.

Gli intensi scontri di fine luglio al confine fra Mali e Algeria, quando l’esercito maliano supportato da reparti dell’Africa Corps è caduto in una trappola tesa a Tinzaouaten dal più grande dei gruppi ribelli (i tuareg dell’Azawad alleati con milizie jihadiste legate ad al-Qaeda) che percorrono la zona dei tre confini, hanno rivelato collegamenti internazionali nascosti dietro l’attacco. I ribelli erano forniti di armi statunitensi, addestrati e soprattutto informati dall’intelligence ucraina.

La presenza di basi militari americane e francesi e il supporto russo contrastato dagli ucraini non fa ben sperare per il continente africano, che diventa così il campo di battaglia della guerra tra russi e occidentali, ma sempre di più anche una zona di saccheggio delle risorse naturali e del suolo, ambite da tutti, che vengono sfruttate e depredate con grande sgomento delle popolazioni locali.

Il Niger ha stretto un’alleanza con la Russia e ha accolto sul suo territorio gli uomini dell’Africa Corps, il nuovo sistema militare russo in Africa. Così hanno poi fatto anche Mali e Burkina.

Con l’arrivo al potere delle giunte militari in Mali, Burkina Faso e Niger, il Sahel è chiuso ai militari occidentali, e rischia di diventarlo anche il Senegal, a causa delle posizioni sovraniste del nuovo presidente Bassirou Diomaye Faye, eletto a marzo scorso.

L’esercito americano e quello ivoriano conducono regolarmente addestramenti congiunti contro il terrorismo, e Africom (il Comando militare Usa in Africa) organizza ogni anno in Costa d’Avorio, o in altri Paesi alleati della regione, l’esercitazione “Flintlock”, per la formazione delle forze speciali di diversi paesi africani.

Nel mese di aprile 2024, il generale Michael Langley, comandante di Africom, è stato ricevuto dal presidente e capo di stato maggiore delle forze armate ivoriane, generale Lassina Doumbia. Il generale Langley ha annunciato un investimento di oltre 65 milioni di dollari da parte di Africom in Costa d’Avorio nel 2024. Da parte sua, la Francia, espulsa da Mali, Burkina Faso e Niger tra il 2020 e il 2023, intende ridurre drasticamente la sua presenza militare in Africa, in particolare nelle sue basi in Gabon, Ciad, Senegal e Costa d’Avorio. Fa eccezione solo Gibuti.

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