Nuoto e atletica: gioie e dolori per lo sport azzurro
Vasca da record
Il secondo posto nel medagliere, alle spalle della Russia e vicino alla Gran Bretagna (almeno in quanto al totale delle medaglie d’oro, argento e bronzo), rende bene l’idea di come sia stata entusiasmante la spedizione della squadra azzurra agli Europei di nuoto. Il bilancio parla di 8 medaglie d’oro, 12 d’argento e 19 di bronzo. A compiacere tifosi e addetti ai lavori, stavolta, c’è la consapevolezza che dietro i mostri sacri di questa disciplina sta emergendo una generazione di potenziali fenomeni. Gabriele Detti, infatti, è rimasto a casa per un infortunio, mentre Gregorio Paltrinieri ha conquistato un argento e un bronzo nonostante una condizione fisica precaria: niente medaglie per la Pellegrini che, invece, ha voluto misurarsi sulla 4X100, lasciando per ora da parte i suoi adorati 200 stile libero.
Se a Glasgow i grandi vecchi del nuoto italiano hanno arrancato, i giovanissimi stupiscono con prestazioni che fanno stropicciare gli occhi, soprattutto in vista delle Olimpiadi di Tokyo 2020. A spiccare, in particolar modo, ci sono tre nomi che diverranno sempre più familiari al grande pubblico. Simona Quadarella è la regina assoluta della manifestazione: la romana, classe 1998, ha conquistato tre ori negli 800 stile libero (con record italiano), dominando i 1500 e aggiudicandosi in volata i 400 stile: un’impresa mai ottenuta prima da un’atleta azzurra.
Margherita Panziera, ventitreenne di Montebelluna (Treviso), ha incantato il pubblico con la sua grazia, stupendo tutti con una strepitosa vittoria sui 200 dorso: forse è l’atleta che maggiormente è migliorata negli ultimi dodici mesi, avendo abbassato il suo personale di più di due secondi in una sola stagione. Altro astro nascente è poi Alessandro Miressi: il torinese, 20 anni ad ottobre, potrebbe essere il degno erede di Filippo Magnini e della tradizione italiana dei velocisti. Tre medaglie per lui, con l’oro continentale nei 100 stile libero impreziosito dal record italiano di 47’ 92’’, ottenuto a Roma durante i campionati cadetti. Menzione speciale anche nei tuffi, per la coppia composta da Elena Bertocchi (24 anni) e la quasi sedicenne Chiara Pellacani, campionesse europee nella gara di sincro femminile dai tre metri: potrebbero essere loro le eredi della storica coppia Cagnotto-Dallapé.
Lacrime dalla pista
Mentre in vasca si ride, i responsi che arrivano dal tartan dell’Olympiastadion di Berlino non sono altrettanto positivi. La spedizione azzurra ai campionati europei di atletica leggera ha infatti deluso: il bilancio è magrissimo, con quattro medaglie di bronzo conquistate da Yeman Crippa (10.000 metri), Yohanes Chiappinelli (3000 siepi), Yassine Rachik nella maratona e, infine, Antonella Palmisano nella 20 km di marcia.
Si tratta di una netta involuzione anche rispetto alle kermesse continentale di Amsterdam 2016, dove l’Italia aveva conquistato due medaglie d’oro, due argenti e tre bronzi. Le delusioni più grandi sono venute da chi ha deluso le attese della vigilia: il ventenne Filippo Tortu, primatista nazionale nei 100 metri piani con 9’ 99’’, è quinto in una finale in cui era uno dei protagonisti annunciati. Il talento e la gioventù non mancano: il tempo servirà a completare una maturazione ancora necessaria, soprattutto a livello di gestione delle forze durante la stagione. Male anche la staffetta 4X100, con Tortu in pista, esclusa dalla finale per cambio irregolare.
La saltatrice in alto Elena Vallortigara aveva fatto sognare tutti, piazzando lo scorso 24 luglio nella Diamond League un 2,02 eccezionale che la proiettava nell’Olimpo azzurro di questa disciplina. Le promesse, però, sono state rapidamente disattese a Berlino, dove l’atleta veneta classe 1991 non è riuscita neanche a superare la quota di 1,90 metri durante le qualifiche. A mancare è stata poi Libania Grenot: la 35enne bi-campionessa d’Europa ha fallito sia nelle gare individuali che nella staffetta 4X400, dilapidando una medaglia che sembrava sicura con un finale opaco che ha fatto retrocedere le azzurre in quinta posizione. Segnali di speranza, nello sconforto generale, arrivano poi da tre nomi: il quarto posto finale di Gianmarco Tamberi nel salto in alto fa ben sperare per il suo completo recupero, mentre il pugliese Massimo Stano (quarto nella marcia, dopo il terzo posto in Coppa del Mondo) può ancora crescere. Appunto finale per Daisy Osakue: la sua quinta piazza nel lancio del disco, dopo l’aggressione subita due settimane fa e un Europeo che sembrava addirittura a rischio, riluce più di una medaglia.