Nubifragi in Veneto, cambiamento climatico e cementificazione
Veneto piegato dal maltempo. Raffiche di vento fino a 100 km orari, precipitazioni fino a 20 millimetri in 5 minuti, alberi abbattuti, frane, allagamenti e vigneti devastati a due settimane dalla vendemmia: è davvero pesante il bilancio del maltempo che lo scorso fine settimana ha colpito il Nordest, e in particolare Verona, Belluno, Vicenza e Padova – per quanto nemmeno il resto del territorio sia stato esente da danni.
Il presidente del Veneto Luca Zaia, stimando i danni in decine di milioni di euro, ha immediatamente formalizzato lo stato di crisi. Per oggi – 25 agosto è stata convocata una riunione urgente della giunta regionale, per fare il punto sui primi interventi.
Il pensiero è subito corso alla tempesta Vaia, ancora viva nella memoria dei veneti, e non a caso citata dal sindaco di Verona Federico Sboarina; è proprio da questa città che sono infatti arrivate le immagini più pregnanti, con grandinate, strade trasformate in fiumi in piena, e un uomo divenuto suo malgrado simbolo di questa calamità essendo stato ripreso mente si trovava nell’acqua fino al collo.
Alcuni hanno parlato di miracolo a fronte del fatto che non ci sono state vittime. Proprio a Verona, che ha subito i danni maggiori, si è recato Luca Zaia; assicurando che nei prossimi giorni sarà resa disponibile tutta la documentazione necessaria ai cittadini per quantificare nel dettaglio, soprattutto con materiale fotografico, i danni subiti – e chiedere il risarcimento attraverso i canali che verranno messi a disposizione da Comune e Regione, in attesa dell’intervento da parte del governo. Pare sia invece salvo il celebre vino Amarone, i cui vigneti sono per il 90 per cento scampati alla devastazione; per quanto la nota zona vinicola della Valpolicella sia stata colpita dalla perturbazione.
Notevoli i danni anche in montagna, soprattutto nella zona di Cortina: la statale Alemagna – sostanzialmente l’unica arteria di comunicazione significativa – è stata chiusa, si son contate diverse frane e abitazioni scoperchiate.
Intanto, però, i cittadini iniziano ad allarmarsi di fronte alla frequenza crescente di questi eventi: solo nel veronese si sono contati sei nubifragi intensi da maggio in poi, senza dimenticare l’eccezionale acqua alta dell’anno scorso a Venezia e la già citata tempesta Vaia nel 2018 – i cui danni sono ancora visibili e lo saranno per anni. I venti hanno avuto una velocità quasi comparabile a quella dei famigerati uragani tropicali, cosa nuova per la Pianura Padana.
E gli esperti mettono in guardia: gli eventi meteo estremi, con il cambiamento climatico in atto, saranno sempre più frequenti, a causa delle maggiori ondate di calore e conseguente differenza termica tra le masse d’aria. Fondamentale diventa quindi, per limitare i danni, puntare sulla manutenzione e adeguamento della rete idrografica minore (canali di scolo, fossi, ecc); ed evitare un’ulteriore cementificazione del territorio, fenomeno per cui il Veneto è diventato (tristemente) famoso negli ultimi decenni. E di cui anche così paga lo scotto.