Nubi tossiche e pericoli per la salute

Dopo l'esplosione di un'azienda di rifiuti a Paderno Dugnano, due operai sono ancora in pericolo di vita. Redatta una mappa del rischio nel milanese.
esplosione milanese

All’indomani del grave incendio, mentre la magistratura ha posto sotto sequestro i capannoni della Eureco di Paderno Dugnano e due dei cinque operai rischiano ancora la vita, si scoprono dati interessanti riguardanti l’aria che si respira e i rischi che corrono operai e cittadini. Si scopre ad esempio che l’hinterland di Milano è “soffocato” da industrie chimiche, siti di stoccaggio di rifiuti e depositi di carburanti.

 

La zona più densa è Rho, con sei siti Rir (Rischio di incidente rilevante) di cui cinque della categoria ad “alto” rischio e uno a “medio”. Seguono Settala, con cinque aziende Rir, San Giuliano e Lainate con quattro, Rodano, Bollate e Tribiano con tre. Milano città ne conta solo due, di cui una sola ad “alto” rischio, come Arluno, Cologno Monzese, Cusago, Segrate e Paderno Dugnano, dove – stando all’elenco ministeriale – ci sono un’azienda chimica, la Clariant Prodotti spa, e una che tratta rifiuti, la Eco-Bat spa, azienda leader nel riciclaggio del piombo. Entrambe sono considerate ad alto rischio.

 

L’azienda in cui è avvenuto l’incidente, però, non è neppure menzionata. In tutta la  tutta la Lombardia per l’agenzia governativa Ispra  i siti pericolosi  sono 259. Per il ministero dell’Ambiente sono “solo” 133. La Eureco non è tra questi. L’Arpa, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale, ha registrato lo scorso anno 71 aziende ad alto o medio “rischio di incidente rilevante”, a Milano e dintorni.

 

Si tratta di industrie chimiche, siti di stoccaggio di rifiuti, aziende che trattano metalli, depositi di gas o benzina e qualche industria farmaceutica. Ditte in cui  gli operai sono a contatto con materiali altamente pericolosi, obbligate dalla normativa europea introdotta dopo la fuoriuscita della nube tossica di Seveso a stilare dettagliati rapporti sul rischio interno ed esterno in caso di incidenti. E di incidenti se ne sono verificati davvero troppi.

 

A Palazzolo Milanese, frazione di Paderno, nel 1987 dallo stabilimento della Sandoz avvenne la fuoriuscita di ottanta chili di polvere blu chimica. Dopo toccò a San Giuliano milanese, dove si sprigionò un’altra nube tossica dell’azienda galvanotecnica Lombarda sud, che tinteggiò l’aria di arancione. Ancora nel 1997 alla Basf di Cinisello un’esplosione nel reparto  inchiostri infiammabili portò al ferimento di tredici operai, otto dei quali in modo serio, a Vimercate la fuga di gas da uno stabilimento di un essiccatore per triturare medicinali della Acs Dobfar, nel 2008, provocò molto allarme e cattivi odori, ma nessuna intossicazione… Toccò poi alla Uquifa, azienda farmarceutica di Agrate Brianza, nel 2001, lì una reazione chimica anomala determinò un’esplosione, causando la morte di tre dipendenti per le ustioni riportate.

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