Notizie dal mondo

Notzie dal mondo è un film diretto da Paul Greengrass su Neflix: è una bellissima parabola sul mondo attuale.

Il capitano Jefferson, il protagonista di Notizie dal mondo, è reduce dalla Guerra civile americana, gira per le città e i villaggi a leggere i giornali e a raccontare storie quotidiane alla gente che lavora tutto il giorno e desidera sapere cosa succede nel mondo. Incontra un bambina bionda di dieci anni, Johanna, un’orfana rapita e cresciuta dagli indiani Kiowa. Una selvaggia che non conosce una parola di inglese e che lui, senza saperne bene il perché, vuole riportare gratuitamente dai suoi parenti. Il viaggio sarà lungo, accidentato, gli incontri con gente buona e gente disperata e violenta attraverso una natura selvatica, ostile e desertica. Riporterà dai suoi parenti la bambina e poi la lascerà con loro, tornerà nella sua casa: visiterà la tomba della moglie morta di colera, si troverà di fronte ad un bivio nella vita. Saprà ricominciare?

Non è il solito western datato, il film diretto con amore e rigore da Greengrass. Lavoro che ama i panorami sconfinati, le notti silenziose, il viaggio con il carro, il cavallo e poi a piedi, lungo e pericoloso ma che favorisce la nascita di un rapporto tra l’uomo (Tom Hanks, attore immenso da cui i nostri italiani avrebbero molto da apprendere) e la bambina spaventata e cocciuta, ribelle e tenera: un rapporto  tra padre e figlia che aiuta entrambi a crescere,  e fa capire come la paternità e la figliolanza siano dati dall’amore più che da un fatto biologico  o di origine comune. Non solo. Una delle scene più commosse, vere e poetiche è la marcia degli indiani attraverso la tempesta di sabbia. Sono figure-fantasmi sfocate che l’uomo e la bambina vedono andare verso un dove ignoto: emigranti di allora e di ora sfiniti e pieni di dignità. C’è tanta gente in viaggio nel film, una umanità in movimento, in cerca di bene, ma che può trovare gente senza scrupoli, soldati-impiegati duri o delinquenti approfittatori. Allora come ora.

Il capitano è un uomo sobrio e tenero, non ama la violenza. Il momento forse più drammatico per lui sarà visitare il sepolcro della moglie: una morte solitaria  – come ora nella pandemia –  dove egli non c’era e che considera – lo dice ad un amico d’infanzia – una “punizione di Dio”. L’altro giustamente ribatte che non è vero, solo ora si tratta di saper vivere la vita quotidiana, in pratica di trovare nuove risorse nell’amore, come potrebbe accadere.

Film dunque parabolico, non un western vecchia maniera, un revival. Il western è la cornice ormai senza tempo per parlare di una umanità vittima della morte, degli innocenti, dell’infanzia bisognosa di radici,  dei padri bisognosi dei figli e dei giovani di figure adulte (il ragazzo sbandato che salva al vita a Jefferson) e delle migrazioni che da sempre percorrono la storia umana. Scarso di parole,  ricco di sguardi, con una fotografa poetica e malinconica, il film è di una rara bellezza ed intensità di significato, comunicato con levità.

 

 

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