Notizie a fumetti

Nel mondo dei fumetti e del giornalismo lento arriva Revue Dessinée Italia

A Più libri, Più liberi, la fiera della piccola e media editoria romana, tutto è organizzato con grande cura e anticipo: c’è il calendario degli eventi, l’elenco degli espositori e, una volta entrati nella Nuvola, si può andare a colpo sicuro. Ma a volte invece è bello perdersi ‘fra le nuvole’, volare a vista e lasciarsi sorprendere dall’inatteso: salutare lo scrittore che hai conosciuto al Salone del Libro, imbattersi nel conoscente giornalista che ora fa il freelance, ritrovare vecchie amicizie dall’altra parte di uno stand. Ed è così che ho scoperto la Revue Dessinée Italia. Per caso.

All’inizio è Toonie, artista del Collettivo Viscosa, che mi accoglie al banchetto dove giornalismo e disegno sono di casa. Mi racconta di una realtà nata in Francia che unisce lo slow journalism, il giornalismo lento, con il medium più popolare dell’editoria: i fumetti. E in effetti la possibilità di approfondimento, la ricchezza delle fonti e il senso critico del giornalismo lento sono aspetti che ben si prestano alla narrazione evocativa del fumetto. In fondo, c’è una sinergia tra profondità—come prova lo slow journalism affermato di Vox e MicroMega, ma anche quello emergente de Lo Spiegone—e immediatezza: si completano.

La complementarità deve piacere anche a Lorenzo Palloni, Andrea Coccia, Alessio Ravazzani e Massimo Colella, poiché è grazie a loro che dalla Francia la Revue sbarca in Italia. E sarà proprio Colella, il presidente della rivista a fumetti, a guidarmi nella conoscenza di questa giovane iniziativa editoriale—ha compiuto un anno proprio la scorsa primavera. Fra i capisaldi, come per la nave madre de France, c’è la scelta di restare del tutto indipendente: niente pubblicità, niente grande distribuzione, tutto a misura d’uomo… e anche molto ecologico, come dimostra in apertura di fascicolo il paragrafo Come vi mandiamo la Revue?:

[…] se conoscete qualcun altro che ha un abbonamento alla Revue e che vive vicino a voi (amici, parenti, colleghi) segnalatecelo e vi spediremo le copie a un indirizzo solo! Ogni rivista accorpata ci fa risparmiare un sacco di km di strada inutile!

Anche l’inclusione è un pilastro del giornalismo a fumetti targato RD. La chiamata alla penna e al pennello è aperta ai giornalisti e ai fumettisti che hanno voglia di raccontare una storia o un’inchiesta inedita. Il tutto mantenendo la propria voce, il proprio stile, che si tratti di immagini o di disegno, purché in nome di un efficace lavoro di squadra. E sfogliando le pagine di un qualsiasi numero salterà subito all’occhio come ogni racconto per immagini abbia la sua specifica identità narrativa e visiva. In altre parole, ogni inchiesta si distingue per forma e contenuto, ma è unita alle altre dal filo rosso di un giornalismo impegnato—no sensazionalismi, no clickbaiting—e di un disegno appassionato.

Le differenze perciò sono molto apprezzate in casa Revue. Ecco perché il pubblico a cui si rivolge è il più ampio possibile—non si fanno esclusioni per giustificare un ‘di nicchia’ appiccicato su argomenti difficili. Anche se c’è un dato importante: l’età del lettore medio è di circa trentacinque anni, la fascia dei giovani adulti. E forse non è un caso che le donne e gli uomini dell’età ‘di mezzo’ siano i maggiori fruitori di un nuovo modo di fare informazione: approfondito ma immediato, per immagini ma ricco di fonti, fluido ma di saldi princìpi. Ecologia e inclusione li abbiamo detti, me ne hanno parlato Toonie e Colella in fiera, ma un altro invece l’ho scovato fra alcuni simpatici dettagli in chiusura al quarto numero: la ripartizione dei costi.

Sembra un tema scontato, soprattutto alla fiera della piccola e media editoria, ma per chi vive di carta stampata l’equa ripartizione dei ricavi non è una banalità. Ecco perché ho trovato significativo che uno dei baluardi della Revue Dessinée Italia siano proprio gli autori, a cui va il 40% dei compensi. Poi viene la stampa, che assorbe il 30%, e seguono in ordine di costi la logistica (16,8%), la promozione (4,9%), le fiere (4,7%) e varie ed eventuali (3,6%)—quando si dice “dare a Cesare quel che è di Cesare”. Un uso virtuoso delle risorse che sposa una visione di società sistemica, ecologica, in cui l’affermazione di un ideale, per quanto brillante, non va a schiacciare le persone: le ispira. E a proposito di ispirazione, la buona prassi non passa inosservata: L’Indiscreto, il celebre blog che “parla di cose difficili, ma cerca di farlo in modo semplice”, è un attivo promotore della neonata versione italiana della Revue, come lo è sul fronte social l’influencer Francesca Crescentini—in arte Tegamini.

Tuttavia l’ultima parola, anche in termini di buon esempio, ce l’hanno gli autori. O meglio, le loro opere. Perché è nei singoli contenuti che la collaborazione di giornalisti e fumettisti si esprime al suo meglio: voci uniche che, col disegno e la parola, raccontano bene ciò che li appassiona, nella speranza che la loro condivisione abbia un impatto migliorativo sulla società. Basta aprire il numero della scorsa primavera—anzi, basta uno sguardo alla copertina—per sapere che dalla lettura si riemergerà più consapevoli sulle questioni dell’allevamento animale (Gabbie alimentari, D’Isa/Allegri), dell’impatto ambientale della plastica (L’effetto domino, Cazenave/Burniat), dei disturbi dello spettro autistico (La bolla blu, Del Dot/Bandirini), delle basi NATO in Sicilia (Le guerre alle porte di casa, Mazzeo/Bonaccorso) e tanto altro ancora.

In conclusione vorrei riportare una freddura pescata fra le ultime pagine del quarto numero, tratta da Gli scarabocchi di Maicol & Mirco:

Milo: “Che fai?”.

Enzo: “Romanzo le notizie”.

Milo: “Cosa?”.

Enzo: “La gente non vuole la verità, Milo. Altrimenti non si vestirebbe”.

In un mondo in cui l’informazione è veloce e capillare, in cui lo strapotere della tecnica non sempre si accompagna ad altrettanta capacità morale, fare notizia con inchieste lente, impreziosite da un senso estetico, significa andare controcorrente. Ma significa anche credere che la verità, per quanto soggettiva, parziale e imperfetta è un bisogno umano. E che saperla trasmettere è un’arte: una sfida che la Revue Dessinée Italia ha accettato ed è disposta a portare avanti.

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