Note di sollievo
È stato ripetutamente accertato che la musica ha un influsso benefico. Un professore di Harvard ha proposto di usarla regolarmente nei reparti di ospedale.
Non si sa ancora cosa succeda esattamente a livello biologico, ma è stato ripetutamente accertato che la musica ha un influsso benefico in più di una situazione al punto che un professore di Harvard, Claudius Conrad, ha proposto di usarla regolarmente nei reparti di ospedale e, particolarmente, in sala operatoria e nei reparti di rianimazione.
Il medico americano ha evidenziato che «ascoltando brani lenti di Mozart, alcuni pazienti molto gravi ricoverati in rianimazione hanno reagito con un calo degli ormoni che indicano il grado di stress» anche nella misura del 20 per cento, mentre è aumentato il livello dell’ormone della crescita che sarebbe indicativo della guarigione in corso.
Ascoltare musica prima di un intervento faciliterebbe la sedazione, mentre, nella fase post–operatoria ridurrebbe la quantità di farmaci necessari a sopportare il dolore.
Di una certa efficacia risulta la musica nella fase di riabilitazione successiva ad un ictus. Stando infatti ad una pubblicazione sulla Cochrane Systematic Review, se gli esercizi sono accompagnati da un brano musicale, le persone riescono ad essere più sciolte e a farsi “portare” dal ritmo ascoltato. Studi clinici dimostrano come la musica migliori la deambulazione, il controllo della postura, ma anche lo stato di benessere affettivo e comportamentale e migliori i parametri motori in pazienti con Morbo di Parkinson, Alzheimer, sclerosi multipla, spasticità.
D’altronde l’utilizzazione della musica a scopo terapeutico risale a tempi antichissimi e ben lo spiega Fancis Bacon quando afferma: «I poeti fecero bene a unire la musica e la medicina in Apollo perché il compito della medicina non è altro che intonare quella strana arpa che è il corpo umano e riportarla all’armonia».