Nosengo, un padre della patria

Quando molti anni fa mi capitò tra le mani un libro di Gesualdo Nosengo, ignoravo che si trattava di uno dei più grandi pedagogisti di ispirazione cristiana del Novecento. Quel saggio tuttavia, dal titolo L’arte educativa di Gesù Maestro, mi si scolpì nella memoria come l’opera di un’anima grande. In esso l’autore, con rara p e n e t r a z i o n e , esemplificava l’arte magistrale di Cristo nello svelare all’uomo la verità su sé stesso e su Dio; arte che – avrei scoperto in seguito – Nosengo tentò di applicare durante tutto il corso di una intensa e fruttuosa vita, conclusasi nel 1968. L’Uciim – Unione cattolica italiana insegnanti medi – di cui egli fu il fondatore e primo presidente – gli dedica quest’anno un convegno nazionale di studi ad Asti (28 settembre-1° ottobre); con l’occasione saranno riproposti, per i tipi di La Scuola, due suoi lavori fondamentali: La persona umana e l’educazione e il citato L’arte educativa di Gesù Maestro. Mentre per conoscere il personaggio si rimanda alla monografia curata da mons. Giuseppe Cavallotto, suo successore e poi rettore all’Urbaniana: Prima la persona. Gesualdo Nosengo, una vita a servizio dell’educazione (Urbaniana University Press). Nato a San Damiano d’Asti nel 1906, il giovane Gesualdo studiò dai salesiani di Valsalice (To), ma lavorò anche come operaio nella fornace paterna. Spirito intimamente religioso – come lo descrive Luciano Corradini, attuale presidente nazionale dell’Uciim -, attivamente partecipe delle vicende del suo tempo, trovò nella pedagogia, in particolare quella relativa alla religione e alla fede, nella politica scolastica, nel sindacalismo, nell’associazionismo professionale, nello scoutismo, i cardini di una vita intensamente vissuta, pensata e programmata fin da giovane. Determinante è stato il suo contributo nel preparare, varare e interpretare didatticamente nella scuola l’educazione civica (1958) e la nuova scuola media (1962). Ancora Corradini lo considera uno dei padri della patria, anche se non si mise in politica e non fu quindi eletto all’Assemblea costituente. Fu un anticipatore del Concilio, con una costante riflessione teologica sul ruolo dei laici e sul valore salvifico della professione, in particolare di quella docente, ma soprattutto con la prassi dell’umiltà e del coraggio. La sua dichiarazione di fede nell’educazione: Noi crediamo di potere, con la nostra azione educativa, giovare all’umanità più che non i politici e gli economisti con la loro, che pure non disprezziamo, ma che risulterebbe sempre vana, se gli uomini, dopo aver raggiunto un benessere materiale, non sapessero perché vivono, non si amassero tra loro, non amassero Dio creatore e Gesù Cristo Salvatore, e non sapessero che con le sofferenze e le fatiche della presente vita possono divenire degni della felicità che si gode con Dio nella futura. Gianfranco Restelli

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