Norba e le altre

In Italia esistono notevolissimi esempi di simili cinte murarie. Spontanea nasce la domanda: perché furono costruite? Da chi? E quando?
Norba

Davanti alle possenti mura megalitiche prodotte da antiche civiltà come la greca-micenea o l’inca, vien da chiedersi come avranno fatto quei popoli, con mezzi primitivi, a erigere costruzioni tanto perfette, superando le enormi difficoltà per la loro messa in opera. Ma anche in Italia esistono notevolissimi esempi di simili cinte murarie, dette anche poligonali o ciclopiche (dai giganti mitologici che, soli, sarebbero stati in grado di realizzarle).

Soltanto nel basso Lazio sono concentrate in ben 91 comuni della provincia di Frosinone. E alcune di esse non hanno nulla da invidiare ai più celebri esempi di Micene e di Tirinto.

Spontanea nasce la domanda: perché furono costruite? Da chi? E quando?

Sul perché non esiste, a tutt’oggi, una risposta univoca: di volta in volta potevano essere pianificate per esigenze belliche, come terrazzamenti o anche per motivi religiosi, collegati all’astronomia. Secondo un’altra suggestiva ipotesi fornita da una nuova disciplina, l’archeotecnologia, i conci poligonali sarebbero i più indicati per neutralizzare le spinte dovute ai terremoti.

È certo che a costruirle furono popolazioni italiche preromane: ernici, volsci, equi, ausoni-aurunci, sanniti… Quanto alla datazione, l’arco di tempo va dal V al II secolo a.C. Ma troppe sono ancora le incertezze, che solo scavi regolari potrebbero dissipare.

 

Recente, intanto, è una scoperta importantissima avvenuta a Norba, l’odierna Norma, in provincia di Latina: grazie al ritrovamento di un obolo d’argento della zecca di Neapolis, l’archeologa Marisa de’ Spagnolis ha potuto datare al 330 a. C. sia la Porta Maggiore di questa città, sia la cinta muraria più antica, mettendo fine ad oltre un secolo di discussioni tra studiosi.

Maestosa dall’alto delle sue due acropoli con vista spettacolare sulla pianura pontina e il litorale, Norba è un invito irresistibile a conoscere un patrimonio comune ad altre sue sorelle laziali e ancora tutto da valorizzare.

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