Nonno Angelo è un catechista

Qualunque età è buona per condividere l’esperienza del Vangelo con chi ha sete di conoscere e di avere un incontro personale con Gesù.
Foto Pexels

A quasi 80 anni, ho deciso di fare il catechista e questo è un servizio che avevo già fatto da giovane. Come testi ho adottato quelli redatti dalla casa editrice Città Nuova. In questi, oltre a riportare gli episodi più salienti della vita di Gesù, sono riportate esperienze vissute dai ragazzi nella vita in famiglia, a scuola e durante i giochi. Per questo, più che imporre in modo mnemonico solo il programma catechistico, ho stimolato i ragazzi a vivere il Vangelo sia in famiglia sia fuori, e a fare delle piccole esperienze di vita che venivano poi riferite durante le ore di catechismo.

Prima di entrare in classe, per stimolare l’unità del gruppo, ho adottato il motto dei tre moschettieri: “Tutti per uno!”, e i ragazzini rispondevano: “Uno per tutti!”. Mi chiamavano affettuosamente “nonno Angelo” e con questo appellativo sono chiamato ancora oggi quando mi incontrano. Infatti, con alcuni di loro sono rimasto in rapporti più che amichevoli e quando mi incontrano per strada o in chiesa corrono a salutarmi.

Un episodio che mi è rimasto impresso di questa bellissima esperienza da catechista è questo. Una volta con loro ho letto che in una chiesa periferica dell’America centrale, durante la celebrazione della Messa, è entrato un gruppo di guerriglieri che con i mitra spianati hanno minacciato di uccidere tra i presenti, circa un centinaio di fedeli, coloro che credevano in Gesù e che erano disposti a morire per Lui. A questo punto, impauriti, sono usciti in molti… Allora i guerriglieri sono andati via senza uccidere nessuno.

In chiesa erano rimasti solo pochi fedeli, disposti a dare la propria vita per Gesù come facevano i primi martiri cristiani. Forse i guerriglieri volevano solo vedere quanti fossero disposti a morire per la fedeltà al Vangelo. A questo punto ho chiesto ai ragazzi presenti chi di loro, se fosse successo oggi, sarebbe rimasto in chiesa. Il silenzio è stato eloquente, sarebbero usciti tutti!

Soltanto un ragazzino, il più vivace, mi ha chiesto: «Tu, nonno Angelo, cosa avresti fatto?». La mia risposta è stata che sarei rimasto in chiesa, perché ogni cristiano deve essere sempre pronto a dare la propria vita per Gesù, anche se non in modo cruento, vivendo il Vangelo giorno per giorno e testimoniandolo. Da questa personale esperienza, ho capito che tutte le età, anche quelle più avanzate come la mia, sono idonee ad essere spese per rendere un servizio alla comunità parrocchiale e quindi alla Chiesa.

Angelo De Giglio

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