Non stiamo bene, caro Renzi
Le vittorie dei pentastellati in tante città italiane è sì, come dice Matteo Renzi, il frutto di una voglia di cambiamento degli elettori, ci mancherebbe. Ma nel contempo è anche un voto di protesta, tanto più che le elezioni locali sono sempre stata un’occasione di espressione per i malpancisti. Le analisi sui perché del voto che ha sanzionato il Pd sono infinite. I pochi pensieri che stamani vi sottopongo sono semplici riflessioni di buon senso, frutto di osservazioni personali, che non hanno nulla di scientifico, ma nemmeno di partigianeria. Sono solo un apertura di dibattito. Cinque motivi di una sconfitta.
Primo, nelle nostre città, in particolare in alcune, non si vive bene. Qui a Roma il degrado è visibile a occhio nudo: da tre anni la Tiburtina è un cantiere che si apre di continuo e si chiude altrettanto rapidamente, per i continui appalti e subappalti dei cantieri, al punto che da tre anni, appunto, stiamo giocando alla gimcana. Le ragioni del degrado? Incompetenza, corruzioni, spending review…
Secondo, l’invecchiamento della popolazione italiana è grave. Quando torno, come di recente, da viaggi nel Sud del mondo, sbarcando all’aeroporto di Fiumicino ho l’impressione di essere piombato in un incubo: dove sono finiti i bambini? La vogliamo o no intraprendere una radicale politica in favore della famiglia, l’unica istituzione che possa invertire la tendenza?
Terzo, l’immigrazione non è regolata a dovere. Quest’anno ho visitato numerosissime comunità musulmane “in dialogo” un po’ in tutto il Paese. L’integrazione va meglio del previsto, soprattutto in ambienti rurali o in città a dimensione umana. Ma tutto ciò avviene per sussidiarietà, con una forte assenza delle istituzioni pubbliche, al punto che spesso e volentieri l’immigrato diventa per gente senza tanti scrupoli un business (vedi l’inchiesta aperta ieri a Roma sui campi rom). Finora il governo ha tenuto testa alle tendenze xenofobe presenti in Europa, bisogna darne atto. Ma nella gestione dell’immigrazione i progressi possibili sono innumerevoli.
Quarto, l’unità del partito lascia a desiderare. Non c’è nulla da fare, c’è sempre una correlazione tra il “tasso di unità e coesione” di un partito e i suoi risultati elettorali. Anche queste amministrative lo sottolineano. Una mia conoscente, anziana e certo non estremista, mi ha detto di aver votato M5S perché era stufa dei “balletti” del Pd, che votava da sempre. Su questo punto l’esame di coscienza non può riguardare solo Renzi, ma anche e soprattutto la minoranza di Bersani, Speranza, D’Alema…
Quinto, l’iperpresenza mediatica stufa. È vero, la politica italiana dopo la Legge Mammì è diventata un grande talk show. Ma anche il volto che più buca lo schermo (Silvio, Matteo, l’altro Matteo…) se è eccessivamente presente dopo due-tre anni stanca un po’ tutti. Troppa concentrazione di potere alla fine diventa sospetta. Nel bar sotto casa alla televisione sempre accesa viene cambiato il canale non appena appaiono i politici… Non basta la video-presenza per colmare il fossato che è stato scavato tra la gente e la politica.
Avete altri motivi da addurre?