Non solo quiete dopo la tempesta

Uno sguardo su Cagayan de Oro (Filippine) dopo l’uragano tropicale Sendong
alluvione filippine

Mentre l’aereo atterra all’aeroporto Lumbia di Cagayan de Oro, al nord di Mindanao, si possono vedere chiaramente i segni della devastazione che questa città ha subito. Macerie infinite galleggiano infatti per un raggio di circa due chilometri al largo della costa.  “Sendong”, la tempesta tropicale che sembrava apparentemente mite, con venti di soli 95 km orari, ha colpito le città di Cagayan de Oro e Iligan il 17 dicembre. 

 

Da 1.500 metri di altezza è difficile individuare se ci siano ancora cadaveri galleggianti tra le macerie o addirittura superstiti delle esondazioni lungo il fiume Cagayan, che sembra aver provocato più di 1.000 vittime. Mancano però ancora tante persone all’appello e la cifra finale probabilmente non sarà mai conosciuta: certamente molto più alta dei 747 morti durante il famoso tifone "Ondoy" che ha colpito Manila un paio di anni fa e l’ha lasciata allagata per alcuni giorni.

I primi rapporti dicevano che queste esondazioni avevano raggiunto un livello di 30 metri, come possiamo anche noi constatare dai detriti disseminati su un ponte proprio di questa altezza. Il fango copre i tetti di alcune case costruite in prossimità del ponte, fatto che indica che la furia delle acque è salita oltre l’altezza delle abitazioni.

Per fortuna, l’energia elettrica è stata ripristinata quasi subito. L’acqua potabile invece continua a rimanere molto scarsa in gran parte della città, visto che parecchi tronconi di tubature sono stati spazzati via dalle alluvioni lampo. Ci vorranno settimane perché la fornitura di acqua torni alla normalità.

A livello umanitario il disastro si presenta sconvolgente. Un gran numero di corpi sono infatti stati trovati in mare aperto. Appartengono a coloro che vivevano lungo le rive del fiume e che alle due del mattino dormivano ignari delle esondazioni che si stavano precipitando sulle loro abitazioni. Altri 200 corpi sono stati trovati in mare lungo ammassi di detriti di case e insieme a tronchi tagliati illegalmente sulle montagne vicine a Cagayan de Oro.

In mezzo alla miseria, tuttavia, si possono scorgere segni di sopravvivenza miracolosa. Una madre e suoi due bambini adolescenti sono sopravvissuti aggrappandosi a grandi tronchi di alberi di banane per ben due ore e mezzo, mentre infuriavano le inondazioni. Una famiglia di quattro persone si è arrampicata sul tetto della loro casa, ma è stata spazzata via dal torrente d’acqua. Miracolosamente sono stati ritrovati vivi ad alcune centinaia di metri dalla riva aggrappati a pezzi di detriti della loro casa. Un gruppo di 70 persone sono state salvate da un yacht tra i pezzi di macerie in mare a circa un chilometro al largo delle coste di Iligan City, a circa 90 chilometri a ovest di Cagayan de Oro.

Dopo circa cinque giorni dalla tempesta tropicale “Sendong ", i segni della devastazione sono ancora più evidenti, con il fango che in città si trasforma in polvere. I detriti riempiono le strade, mentre i meccanici di auto lavorano per cercare di recuperare o riparare i veicoli che l’acqua non ha spazzato via. Pezzi di sacchetti di plastica svolazzano come panni stesi sugli alberi. La gente forma lunghe file ai camion dei soccorsi per rifornirsi di acqua.

Intanto in parecchie città delle Filippine si sono attivate le organizzazioni non governative, che stanno raccogliendo tonnellate di generi di prima necessità e somme di danaro per le vittime di Sendong. A Cebu, per esempio, è possibile vedere per le strade le indicazioni di decine di centri di raccolta di indumenti e ogni genere di soccorso. Il governo non è rimasto inattivo. Il presidente delle Filippine, Benigno Aquino, si è subito recato a Cagayan de Oro per coordinare i soccorsi e ha promesso più fondi alle zone colpite da questo disastro. 
 

Ma più di tutto continua a stupire la resistenza di questo popolo che continua a lavorare, a vivere, e a credere che ci sia qualcosa di più, una speranza luminosa anche dopo la tempesta.

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