Non solo Corea del Nord e Usa
Ormai sembra certo che il prossimo incontro per la pace della penisola coreana tra i due leader, il presidente statunitense Donald Trump e il leader della Corea del Nord Kim Jong-un si svolgerà a febbraio, e potrebbe aver luogo in Vietnam: due città si starebbero contendendo l’evento, la capitale Hanoi, oppure la città portuale di Danang, già sede dell’Apec (Cooperazione Economica per Asia-Pacifico) tenutosi dal 6 all’11 novembre 2017.
Si prospetta dunque un secondo incontro per la pace tra i due leader, dopo quello di Singapore del 12 giugno 2018, che lasciò l’opinione pubblica mondiale con molte domande irrisolte. Un incontro di cui cittanuova.it diede un commento positivo e che ha lasciato una parte del mondo sperare in una soluzione pacifica del conflitto nella penisola coreana. Ricordiamo che al momento, formalmente, esiste solo un armistizio alla guerra coreana che si svolse tra il 25 giugno 1950, fino al 27 luglio 1953, giorno della firma dell’armistizio, svoltosi nella cittadina di confine tra le due Coree, a Panmunjon. Un conflitto che vide le super potenze impegnate: da una parte Cina, Russia a fianco della Corea del Nord e dall’altra Usa e Corea del Sud con l’aiuto degli alleati, naturalmente.
Una guerra inutile, con circa un milione di morti solo nella Corea del Nord e che ha lasciato, dal 27 luglio 1953, risentimenti e paure per un nuovo conflitto: soprattutto da parte di Pyongyang verso gli alleati, che hanno svolto, almeno una volta all’anno, esercitazioni militari troppo vicino ai sui confini e alle coste degli avversari per non suscitare reazioni. Nel corso degli anni, a varie riprese, si è tentato di arrivare a una vera pace, mai raggiunta nella penisola: solo Donald Trump, dobbiamo ammetterlo, con abilità e scaltrezza e non senza interessi di politica soprattutto internazionale, è riuscito a incontrare il leader della Corea del Nord per parlare di pace e di sviluppo.
Chi lavora dietro le quinte? Chi sono i protagonisti anche nascosti di questo nuovo incontro? Primo protagonista, indubbiamente, non può essere che la Cina, Xi Jinping per l’esattezza, che non vuole in nessun modo un conflitto alle porte di casa, ma indubbiamente cerca la pace della peninsola coreana. Il leader Kim Jong-un lo ha incontrato ben 4 volte in un anno: il primo incontro è stato nel 2018, dal 25 al 28 marzo; poi dal 7 all’8 maggio; dal 19 al 20 giugno (subito dopo l’incontro a Singapore); e per ultimo, pochi giorni fa, il quarto meeting, dal 7 al 10 gennaio, in occasione del 35° compleanno di Kim Jong-un. Anche il presidente della Corea del Sud, il cattolico Mon Jae-in, sta giocando un ruolo determinante per la pace della penisola, e ne ha fatto non solo un punto della sua campagna elettorale ma un lavoro costante ed intelligente dal 10 maggio 2017, giorno del suo insediamento come presidente. I coreani, Nord e Sud, non vogliono una nuova guerra, questo è un dato certo.
L’anno 2018 è stato un anno importante di dialogo e iniziative tra le due Coree: la non partecipazione alle consuete esercitazioni militari della Corea del Sud è stato un segno eloquente di questa nuova politica di pace, culminata con la visita a Pyongyang di Moon nel settembre 2018. Un incontro storico, con la “Dichiarazione ufficiale di Pyongyang del settembre 2018”, che sancì lo smantellamento delle mine e delle postazioni militari nella zona demilitarizzata al confine. Moon è stato il primo presidente a fare un discorso a 150 mila spettatori nella Corea del Nord all’Arirang Festival, il 19 settembre. In quell’occasione è stata anche firmata una “Intesa di riconciliazione, non aggressione, scambio e cooperazione” per assicurare un allentamento della tensione militare tra i due Paesi. Il 30 novembre 2018 il primo treno dalla Corea del Sud è entrato nella zona demilitarizzata, alla stazione di Panmun: dal 2008 era il primo treno a varcare il confine.
Come il Washington Post ha riportato, l’invito a papa Francesco da parte di Kim Jong-un, recapitato dal presidente Moon in Vaticano durante una sua visita nell’ottobre 2018, è stato accettato benevolmente dalla Santa Sede. Un elemento non marginale, quest’invito.
Molteplici protagonisti, allora, tra cui non va dimenticata la Svezia, che dal 1973 è uno dei pochi Paesi a mantenere rapporti diplomatici con la Corea del Nord, che ha avuto un ruolo importante sia nel primo come nel prossimo incontro tra Usa e Corea del Nord: i diplomatici dei due Paesi utilizzano la Svezia ed i suoi eccellenti diplomatici e centri di ricerca come il Sipri per preparare i vertici di pace.