Non siamo soli
Il versetto della Parola di vita di questo mese è tratto dal libro della Genesi. Le parole sono pronunciate da Agar, la schiava di Sara data in moglie ad Abramo, perché lei non poteva avere figli e assicurare una discendenza. Quando Agar aveva scoperto di essere incinta, si era sentita superiore alla sua padrona. I maltrattamenti ricevuti da parte di Sara l’avevano poi costretta a fuggire nel deserto. E proprio lì avviene un incontro unico tra Dio e la donna, che riceve una promessa di discendenza simile a quella fatta da Dio ad Abramo. Il figlio che nascerà sarà chiamato Ismaele, che significa “Dio ha ascoltato”, perché ha raccolto l’angoscia di Agar e le ha donato una stirpe.
La reazione di Agar riflette l’idea comune nel mondo antico, che gli esseri umani non possono sostenere un incontro troppo ravvicinato con il divino. Agar rimane sorpresa e grata di essere sopravvissuta a ciò. Lei sperimenta l’amore di Dio proprio nel deserto, il luogo privilegiato dove si può fare l’esperienza di un incontro personale con lui. Agar sente la sua presenza e si sente amata da un Dio che l’ha “vista” in questa sua situazione dolorosa, un Dio che si preoccupa e che circonda d’amore le sue creature. «Non è un Dio assente, lontano, indifferente alle sorti dell’umanità, come alle sorti di ciascuno di noi. Tante volte lo sperimentiamo. Egli è qui con me, è sempre con me, sa tutto di me e condivide ogni mio pensiero, ogni gioia, ogni desiderio, porta assieme a me ogni preoccupazione, ogni prova della mia vita»[1].
Questa Parola di vita ravviva una certezza e ci dà conforto: non siamo mai soli nel nostro cammino, Dio c’è e ci ama. A volte, come Agar, ci sentiamo “stranieri” su questa terra, o cerchiamo delle vie per fuggire da situazioni pesanti e dolorose. Ma dobbiamo essere certi della presenza di Dio e del nostro rapporto con lui che ci rende liberi, ci rassicura e ci permette sempre di ricominciare.
Questa è stata l’esperienza di P. che ha vissuto da sola il periodo della pandemia. Racconta: «Dall’inizio della chiusura totale nel nostro Paese di ogni attività sono da sola in casa. Non ho fisicamente accanto qualcuno con cui poter condividere questa esperienza e cerco di occupare la giornata come posso. Col passare dei giorni però mi scoraggio sempre di più. La sera faccio molta fatica ad addormentarmi. Mi sembra di non poter uscire più da questo incubo. Sento forte però che devo completamente affidarmi a Dio e credere nel suo amore. Non ho dubbi sulla sua presenza che mi accompagna e mi conforta in questi mesi di solitudine. Da piccoli segnali che mi arrivano dai fratelli comprendo che non sono da sola. Come quella volta che festeggiando il compleanno on line di un’amica, mi arriva subito dopo una fetta di torta da parte della mia vicina di casa».
Custoditi allora dalla presenza di Dio, possiamo essere anche noi messaggeri del suo amore. Siamo infatti chiamati a vedere le necessità degli altri, a soccorrere i nostri fratelli nei loro deserti, a condividere le loro gioie e i loro dolori. Lo sforzo è quello di mantenere gli occhi aperti sull’umanità nella quale siamo anche noi immersi.
Possiamo fermarci e farci vicini a quanti sono alla ricerca di un senso e di una risposta ai tanti perché della vita: amici, familiari, conoscenti, vicini di casa, colleghi di lavoro, persone in difficoltà economiche e magari socialmente emarginate.
Possiamo ricordarci e condividere quei momenti preziosi dove abbiamo incontrato l’amore di Dio e abbiamo riscoperto il senso della nostra vita.
Possiamo affrontare insieme le difficoltà e scoprire nei deserti che attraversiamo la presenza di Dio nella nostra storia, che ci aiuta a continuare con fiducia il cammino.
A cura di Patrizia Mazzola e del team della Parola di vita
[1] C. Lubich, Parola di Vita luglio 2006, in eadem, Parole di Vita, a cura di Fabio Ciardi (Opere di Chiara Lubich 5; Città Nuova, Roma 2017) p. 785
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